Riguardo alla nota Rapporto Lipu: specie cacciabili in ottima salute (pubblicata su questo portale), la Lipu ha pubblicato sul suo sito (lipu.it) un comunicato formale dove precisa che la ricerca si riferisce alla sola popolazione nidificante italiana e che pertanto i dati pubblicati non hanno a che fare con il rapporto tra l'attività venatoria e lo stato di conservazione degli uccelli cacciabili.
Le considerazioni della Lipu non ci convincono più di tanto. Per capirlo, basta leggere dallo stesso rapporto (che comunque noi avevamo pubblicato integralmente in modo che chiunque ne potesse prendere cognizione). A pag. 12 si legge: "nel loro complesso, le specie comuni di uccelli hanno subito nel corso degli ultimi 30 anni un LIEVE declino in EUROPA". A dimostrazione che semmai, anche le specie che attraversano la nostra penisola migrando, non se la passano poi tanto male.
E a pag. 31, Roberto Ragno scrive chiaramente che le cause principali della diminuzione delle popolazioni degli uccelli comuni è da ascrivere all'agricoltura. Fra il 1970 e il 1990 "lo stato di conservazione peggiore era dunque presentato dalle popolazioni legate agli ambienti agricoli". "Nel periodo più recente, invece, le specie in declino sono per lo più quelle che non hanno anticipato il periodo di migrazione in risposta ai cambiamenti climatici". "Tra quelle in declino in Italia, più del 50% sono legate fortemente o in modo significativo all'ambiente agricolo."
Leggendo e rileggendo, la nota, che fa riferimento a tutto l'areale dalla tundra al Sahara, la parola caccia non l'abbiamo trovata. Riportiamo invece le conclusioni, di Ragno, dove appare chiaro che "in Italia, come in tutta Europa, risulta ancor più fondamentale per questo gruppo di specie garantire habitat idonei alla nidificazione, allo sviluppo dei giovani, oltre che alle fasi che procedono o seguono la migrazione”.
E' vero, fra le tante specie individuate in declino c'è l'allodola, lo sappiamo, ma proprio per questo ci chiediamo: cosa hanno fatto ambientalisti e verdi in questi trent'anni per contrastarne il trend? Non si possono certo attribuire alla caccia le cause di tale diminuzione - e questo almeno per quanto riguarda l'Italia, vale per tutte le specie comuni - visto che, ZPS o SIC a parte, su quasi il 50% del territorio italiano l'attività venatoria è sostanzialmente preclusa. |