In una società bersagliata dai più disparati appelli lanciati in favore di questo o quell'animale, fa notizia chi dichiara apertamente la propria propensione a nutrirsi liberamente di carne senza per questo doversi sentire in colpa. E' il caso di Costanza Miriano, giornalista del Tg3, mamma e fervente cattolica, che nel suo blog personale riporta un suo breve intervento sul tema, apparso sul Foglio di Ferrara il 28 aprile scorso in un servizio a firma Camillo Langone.
Eccolo: “Devo sicuramente avere uno scarso potenziale mistico contemplativo, perché quando guardo un animale vedo soprattutto cibo che cammina, se l’animale è commestibile. Il mio potenziale lo investo tutto con Dio, e anche nello sforzo di voler bene – e se ci riesco magari anche amare – le persone”.
“Non provo quindi - spiega - quella commozione profonda, quel vibrante trasporto parareligioso che ha chi descrive le peripezie degli animali da allevamento. Certo, trattarli giustamente sarebbe una cosa buona: se potessero tutti vagare liberi nei boschi, ed essere lealmente uccisi da un cacciatore dopo averlo guardato negli occhi sarebbe sicuramente meglio, ma non la ritengo una priorità per la mia capacità di indignazione (la finisco tutta pensando all’aborto).
“Non conosco, infine, persona che tratti meglio gli animali di mio padre, cacciatore da quando aveva sette anni: con il suo fido cane – trattato con amore, ma da cane – nella solitudine della macchia umbra affronta con disciplina monastica le contrarietà e le sfide del corpo a corpo con la natura, tornando dopo ore con una carne che ha il sapore della superiorità dell’uomo sul creato (e che io posso cucinare dignitosamente)”.