A sostegno della richiesta dell'assessore regionale Tiberio Rabboni di attivare la caccia in deroga allo storno e verso una più decisa azione per l'inserimento della specie tra quelle cacciabili, la Coldiretti Emilia Romagna rende noto un dato schiacciante: nel 2011 i danni da storno nei campi dell’Emilia Romagna sono aumentati del 21,2%, passando dai 198 mila euro del 2010 a 240 mila euro del 2011.
"Il problema della caccia allo storno - si legge nella nota di Coldiretti - scaturisce da un direttiva comunitaria che lo inserisce tra le specie in estinzione in alcune parti d’Europa e solo dopo il 2015 è previsto il reinserimento tra le specie cacciabili. E’ un provvedimento che comprende anche l’Italia, dove però lo storno non solo non è a rischio, ma è in costante crescita, al punto da minacciare la biodiversità, proprio a causa dei danni ambientali che sta provocando. Tra l’altro questo volatile – afferma Coldiretti – colpisce in particolare colture ad alto valore aggiunto e ad alta manodopera, come i frutteti e vigneti, mettendo a rischio il reddito delle imprese e l’occupazione".
Intanto le imprese agricole devono fare i conti con una realtà desolante: da una parte vedono i loro campi devastati dalle incursioni dei volatili, dall'altra si scontrano con le difficoltà di ottenere in tempi rapidi il risarcimento del danno. "Quello dei danni alle colture agricole da animali selvatici - dice Coldiretti Emilia Romagna - è un problema da affrontare concretamente e bene ha fatto Rabboni a sollevare nel documento della Conferenza delle Regioni anche la necessità di una definizione del calendario di caccia a livello nazionale e la questione della caccia di selezione agli ungulati (in particolare i cinghiali) su terreni innevati. E’ incomprensibile – sostiene Coldiretti – che sulla neve sia permesso cacciare sulle Alpi e non invece sugli Appennini: è un divieto che ha portato ad una presenza eccessiva di animali in territori con agricoltura ad alta specializzazione".
"Se la fauna selvatica è un bene per tutta la collettività non può essere un costo che pesa solo sulle spalle degli agricoltori. Per questo condividiamo anche la richiesta dell’assessore Rabboni di dare attuazione in tempi brevi alle norme della legge finanziaria del 2001 che stabiliva a partire dal 2004 di trasferire alle Regioni il 50% degli introiti della licenza di ‘porto fucile’ per la realizzazione dei programmi di gestione faunistico-ambientale”.