L’Associazione per la Difesa e la Promozione della Cultura Rurale ora è anche nel Lazio. Ne dà notizia un comunicato dell'associazione. Referente regionale è Alessandro Pani, già fondatore e Presidente della Wetland Italia, Associazione per la Conservazione ed il ripristino delle zone umide.
ACR, spiega Pani, “intende spronare la classe politica ad affrontare i numerosi problemi mai risolti che affliggono il mondo rurale del Lazio e che finora sono stati trattati unicamente per soddisfare le lobby animal-ambientaliste cittadine, favorendo posizioni personali piuttosto che una vera conservazione e salvaguardia dell’ambiente". L'associazione si impegna a favorire la nascita di nuova politica ambientalista formata finalmente da chi il territorio lo vive ed in esso ci lavora e si svaga, in cui anche il mondo venatorio, essenziale per una corretta salvaguardia dell’ambiente, abbia voce in capitolo".
La situazione nel Lazio è particolarmente delicata. Dopo una crescita esponenziale degli ultimi dieci anni del sistema delle aree protette e la proliferazione di specie come il cinghiale, ma anche nutrie, volpi, corvidi, a danno delle colture agricole; si è assistito dal 2010 ad una inversione di tendenza: la giunta Polverini ha commissariato numerosi parchi; e alcuni di essi hanno cominciato a formare i selecontrollori per affidare a persone autorizzate ed esperte, il controllo delle specie opportuniste. Il problema è stato trasformato così in risorsa economica.
Ma ciò non basta, prosegue Pani, “la spending review del governo Monti impone oggi il taglio del 20% degli enti parco ed il devastante indebitamento della regione Lazio impone anche di non dover pagare più un milione di euro per danni alle colture agricole e di eliminare tutti quegli enti che alla resa dei conti non hanno “prodotto” ambiente, hanno creato gravi problemi al mondo rurale con la propria cecità animalista e non sono stati efficienti nel contrastare l’abusivismo edilizio e l’uso dissennato del territorio.