Negli scorsi giorni il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso di Lac e Wwf contro la delibera con la quale nel 2011 la provincia ha autorizzato l'apertura degli impianti di cattura di richiami vivi da distribuire ai cacciatori. Nella sentenza il Tar riconosce la corretta procedura seguita dall'ufficio caccia della provincia "dal vaglio documentato delle esigenze di richiami vivi da parte dei cacciatori alla ridefinizione del numero di esemplari da catturare sulla base delle effettive esigenze" per l'attivazione dei 24 impianti a fronte dei 27 consentiti dalla legge regionale.
"Per fare un confronto, - dicono i giudici - la Legge regionale ha riconosciuto alla Provincia di Bergamo la cattura di 17.492 esemplari per la stagione venatoria 2011/ 2012. mentre che per la stagione venatoria 2010/ 2011 ne aveva permesso la cattura di 19.105. La riduzione disposta dalla Regione è significativa (8,44%) e su questa base la Provincia ha inciso ulteriormente autorizzando la cattura di 14.468 esemplari (ossia il 17,29% in meno rispetto al contingente stabilito dalla Regione per il 2011/ 2012)".
"Anche il censimento – si legge nella sentenza del Tar - è stato condotto in modo formalmente corretto, in quanto gli uffici provinciali hanno chiesto per il 2011 a tutti i cacciatori residente (13.250) la compilazione di un'apposita scheda da restituire entro il 31 marzo 2011 al momento della riconsegna del tesserino venatorio. Non sembra quindi che la partecipazione al censimento sia stata lasciata alla disponibilità dei singoli cacciatori".
"Con questo verdetto - commenta l'assessore Cottini - il Tar corrobora nel merito gli atti amministrativi che il servizio Caccia e Pesca della Provincia di Bergamo ha approntato sia sulla questione della cattura dei richiami vivi per fini di richiamo, nonché sull'attivazione degli impianti, ovvero i "roccoli".