D'accordo con quanto dichiarato dall'Assessore Salvadori, Federcaccia Toscana in una nota invita la Provincia di Arezzo ad assumersi le proprie responsabilità, sottolineando, come già detto dall'assessore che “non è vero che per la Provincia è “impossibile approvare integralmente il calendario venatorio”, come dichiarato invece dall'amministrazione. In Toscana, ricorda Fidc, è perfettamente vigente la L.R. 20/2002 che detta, per l’appunto, il calendario venatorio e non può essere giustificabile la mancata deliberazione in virtù del fatto che la legge regionale potrebbe essere giudicata illegittima.
Una scelta incomprensibile quindi per l'associazione venatoria, che ricorda come già lo scorso anno “la Provincia di Arezzo si era distinta limitando, rispetto al calendario regionale, i tempi di caccia ad alcune specie ed eliminandone altre dall’elenco: una scelta che Federcaccia Toscana contestò duramente” e che sembra essere ancora attuale, visto che “la Giunta Provinciale lamenta che la Regione non abbia ancora adeguato la propria legge alla legge 157, alla direttiva comunitaria ed alle direttive ISPRA sui tempi di caccia alla migratoria”.
“Giova ricordare, in proposito e citando solo alcune specie – continua la nota di Fidc Toscana - che adeguarsi alle direttive Ispra significa cacciare il colombaccio dal 1 ottobre ed i tordi ed altre specie soltanto fino al 20 gennaio. “Direttive” del resto fermamente contestate producendo dati tecnici e scientifici inoppugnabili dalle Associazioni venatorie di Face Italia e per prima dalla Federazione Italiana della Caccia.
Federcaccia Toscana mantiene ferme le sue richieste e proposte: rapidi interventi di adeguamento della 157; modifica degli allegati della Direttiva comunitaria con la reintroduzione dello storno; difesa della legge regionale sul calendario venatorio contro ogni tentativo di riduzione di tempi e specie su tutto il territorio regionale.