Dopo le posizioni dell'Assessore Regionale Salvadori e di Fidc Toscana sulla “ingiustificata” mancata deliberazione di Arezzo sul calendario venatorio, la Provincia ha fatto presente di non aver ancora causato alcun ritardo al regolare svolgimento dell'attività venatoria, ovvero, di aver approvato in tempo utile i regolamenti sull'addestramento cani e sulla caccia di selezione.
Allo stesso tempo dalla Provincia aretina sottolineano di aver solo rimandato la restante disciplina venatoria vista la ancora non imminente apertura della caccia. "Entro la fine del mese - dicono - Arezzo approverà il calendario venatorio provinciale che sarà rispettoso della legge e delle direttive Ispra". Un parziale passo indietro quindi, rispetto alle prime frecciate lanciate alla Regione, alla quale imputa di non aver risolto la situazione di incertezza dovuta alla possibilità che la vigente legge sul calendario venatorio sia invalidata dalla Corte Costituzionale.
Ma a dar man forte alle perplessità della Provincia sono intervenute in questi giorni anche Arcicaccia e Fidc provinciali (quest'ultima in netto contrasto con la direzione regionale, come visto schierata con la Regione). “La vicenda del calendario venatorio – dichiara sul Corriere di Arezzo Domenico Coradeschi, presidente di Fidc Arezzo – deve trovare soluzione prima in Regione”. Da parte sua l'Arcicaccia aretina afferma che “da questo stallo si può uscire solo se la Regione Toscana svolgerà fino in fondo il suo compito mettendo in atto tutte le iniziative politiche ed istituzionali necessarie a ridare certezza di diritto ai cacciatori”.
Qualcosa potrà muoversi dopo che la consulta provinciale si riunirà il prossimo 21 agosto. Uno dei problemi da risolvere è anche quello di conciliare gli obbiettivi del piano sul cinghiale con le nuove disposizioni regionali, che prevedono - come dichiara Iacopo Piantini di Enalcaccia - un periodo limitato di 90 giorni (ad Arezzo se ne praticavano 135).