"È legittimo avere idee diverse ma voler imporre le proprie con “rabbia” ci riporta a bui periodi storici del secolo appena trascorso (il crudele sterminatore era un fervente animalista, tanto innamorato degli animali quanto rabbioso e feroce carnefice di milioni di esseri umani)". Così una nota dell'Arci Caccia toscana e grossetana risponde alla protesta degli animalisti contro la Festa della Caccia di Scarlino, che vorrebbero chiudere per sempre.
Nella nota di Arci Caccia si fa presente come il cacciatore moderno sia un vero gestore del territorio, impegnato quotidianamente a difendere i campi con recinzioni elettrificate ed altri sistemi di prevenzione, oltre che a regolare le popolazioni dove sono eccessive e costituiscono un problema. Anche nell'ambito dell'educazione ambientale sono importantissimi. E' proprio questo aspetto che ha fatto andare su tutte le furie gli animalisti: i bambini delle scuole elementari di Scarlino hanno partecipato ad un progetto, da anni proposto e condiviso da molte scuole a livello regionale, approvato dalla Direzione Didattica, dal titolo “Conoscere la fauna delle nostre campagne”.
"Un progetto - dicono dall'Arci Caccia - volto a rendere coscienti i ragazzi del grande patrimonio faunistico che abbiamo a due passi dalla nostre case; un patrimonio fatto di lepri, fagiani, caprioli, cinghiali (forse anche troppi!), i loro predatori (il lupo sta colonizzando sempre nuove porzioni di territorio), ecc." Forse, è proprio questo che dà fastidio agli animalisti, che i bambini capiscano che è anche grazie ai cacciatori esiste questa ricchezza ambientale, scrivono Claudio Sozzi, Presidente dell'Arci Caccia di Grosseto e Leonardo Bertolucci, responsabile Tecnico faunistico di Arci Caccia Toscana.
Tutto questo, continua la nota "farà male ai “rabbiosi” animalisti ma non certo ai tanti animali che in questi giorni di caldo e siccità possono alimentarsi ed abbeverarsi grazie al lavoro dei cittadini – cacciatori – volontari. Se poi l’utilizzare gli asini per forme di turismo sostenibile, mantenendo vivo l’interesse su questa specie di animale domestico, i cui usi storici sono stati soppiantati dalla meccanizzazione, diventa qualcosa di insostenibile per qualcuno, non sappiamo se la Maremma sia una terra adatta a queste persone: forse meglio i salotti ben climatizzati di qualche grande (ed inquinata) città".