Riceviamo e pubblichiamo:
I cacciatori coinvolti negli incendi? Sì, per prevenirli e spengerli. In questa fine estate caratterizzata ancora una volta da roghi e incendi che stanno causando centinaia di milioni di danni, devastazione del territorio e purtroppo – il costo più alto – perdita di vite umane, non crediamo ci sia squadra della Protezione Civile o di altra Associazione di volontariato impegnata a fronteggiare il fenomeno che non veda al suo interno almeno un cacciatore, oltre alle Guardie volontarie e ai soci delle diverse Associazioni venatorie, che a livello locale operano con le amministrazioni sul fronte della prevenzione, dell’avvistamento e dell’antincendio.
Un esempio per tutti, anche quest’anno il servizio di avvistamento incendi boschivi del Parco del Monte Subasio e delle zone limitrofe collinari è stato affidato dalla Comunità montana a cacciatori e protezione civile. Senza contare che la diminuzione degli incendi nelle zone abitualmente frequentate dai cacciatori è stata riconosciuta qualche tempo fa anche dal Corpo Forestale dello Stato, dimostrando così il fondamentale ruolo di presidio sul territorio e difesa dell’ambiente che la nostra attività riveste. Alla luce di tutto questo, dunque, e forti della consapevolezza dell’onestà e della serietà del mondo venatorio, è ancora più forte lo sdegno e la rabbia provata, quando con faciloneria e magari un pizzico di malafede, sentiamo indicare i cacciatori fra gli autori di questi ignobili gesti. Lo hanno fatto in questi ultimi giorni svariati organi di stampa, in particolare Studio aperto, il telegiornale di Italia Uno di venerdì scorso, e il quotidiano “La Repubblica” con un articolo pubblicato lo stesso giorno (ripreso poi con ulteriori approfondimenti in una inchiesta pubblicata sul proprio sito internet).
“La Repubblica” rasenta il grottesco, quando scrive che “Al Sud come al Nord i bracconieri e i cacciatori che non rispettano i periodi di ferma bruciano gli alberi per far alzare quaglie impaurite”. Immagine che certamente ha facile presa emotiva su un pubblico che di fauna e caccia non sa nulla, ma che è assai distante dalla realtà. E rappresenta la misura delle conoscenze e dei preconcetti di chi scrive, che evidentemente non sa, ad esempio, che per legge sul terreno bruciato non si caccia per anni. Motivo sufficiente, anche non ci fossero il rispetto per la natura, l’ambiente e gli animali, a far sì che per questo nessuno più di un cacciatore tema e odi il fuoco. Altrove non si perde l’occasione per un altro affondo sul cacciatore, che in quanto tale deve necessariamente avere qualche tara psicologica, affermando che “La maggior parte degli incendi sono appiccati da maschi adulti spesso socialmente disadattati che traggono un piccolo profitto immediato (erba per il pascolo, verdure per la cucina, animali da cacciare)”. Insomma, ancora una volta i cacciatori diventano facili capri espiatori di un fenomeno che se li vede protagonisti è piuttosto dall’altra parte della barricata: dalla parte cioè di quelli che piromani, bracconieri e sfruttatori dell’ambiente li combattono e che da tutto questo escono solo danneggiati, nella sostanza e nell’immagine, al punto da pensare di costituirsi parte civile.
Ma si sa, generalizzare e dare addosso all’untore è sempre più facile che informarsi meglio e andare contro le convinzioni sbagliate della società. Le stesse che magari si è contribuito a creare.
Roma, 27 agosto 2012
Face Italia – Arcicaccia – Italcaccia - CNCN