Riceviamo e pubblichiamo:
Siamo alle prese con una crisi economica difficile da negare, con la conseguente insicurezza ingenerata nelle famiglie, i costi che aumentano ogni giorno e spingono a fare ancora più attenzione alle proprie spese.
A questa si aggiungono i continui attacchi cui è sottoposta la caccia e i cacciatori, fatti oggetto di campagne denigratorie rivolte ad una società distratta e poco informata, sempre più distante dai modelli della ruralità e pronta a farsi influenzare e a identificare l’avere a cuore la salvaguardia di ambiente e fauna semplicemente con l’essere contro la caccia.
E poi normative, leggi, ricorsi che non conducono a nulla, ma privano il cacciatore di quella tranquillità con cui vivere una attività che dovrebbe essere fonte di soddisfazione e di distensione e non di ulteriore stress.
Nonostante tutto questo, non diamola vinta alla crisi e a chi vorrebbe vedere la caccia sconfitta.
In una gara sportiva si può anche perdere per stanchezza, ma noi ben sappiamo che né la caccia né questo confronto che ci vede coinvolti da anni per difenderla e valorizzarla contro avversari che non sempre giocano secondo le regole sono uno “sport” e quindi non esiste un secondo posto: abbandonare o perdere significherebbe far scomparire la caccia.
Ora più che mai è necessario che le Associazioni Venatorie ritrovino collaborazione e unità di intenti e che tutti i cacciatori, tutti coloro che indipendentemente dalla forma di caccia praticata o dall’appartenenza associativa si riconoscono in uno spirito comune, ritrovino un nuovo e più forte senso di appartenenza, comunione di idee e di scopi, mantengano rafforzata e rinnovino la propria passione, stringano le fila per rivendicare con orgoglio e più incisività la propria identità e la cultura della caccia.
Un orgoglio che viene dalla assoluta certezza di essere uomini onesti, che esercitano un’arte antica quanto l’umanità, le cui regole e i cui valori – profondi, radicati, fatti di rispetto per l’ambiente e per i selvatici, di etica del prelievo e di senso della misura – gli sono stati trasmessi da nonni e padri.
Così, ogni volta che indossata la cacciatora e preso il fucile attendiamo l’alba in mezzo al bosco, fra le brume del palude, nelle mediche con i cani o ci emozioniamo per lo zirlo di un tordo, è a loro e a tutti quelli che ci hanno preceduti che rendiamo un silenzioso, ma non per questo meno consapevole, omaggio.
Ma la caccia non è solo emozioni e poesia, amicizia e socialità, condivisione e senso di appartenenza a un mondo e a un modo di intendere la vita senza dubbio più naturale e “umano” dei modelli trasmessi da una società urbana e spesso indifferente.
È un impegno pratico e costante, dal valore economico altissimo, svolto al servizio di tutta la società e del Paese, attraverso il quale i cacciatori italiani gestiscono gratuitamente 15 milioni di ettari di territorio, attraverso Ambiti territoriali di caccia e Comparti alpini, con 1 milione e 300 mila ettari di territorio chiusi alla caccia.
Un impegno che si concretizza in migliaia e migliaia di ore di tempestivo volontariato che vedono i cacciatori impegnati in operazioni di gestione e ripristino ambientale per la difesa e la valorizzazione della biodiversità; per la conservazione della fauna, cacciabile e non; per la prevenzione degli incendi, la pulizia di boschi e sentieri, il recupero di fontanili e la cura delle zone umide; la repressione del bracconaggio, il controllo delle specie opportuniste o il riequilibrio di quelle eccessivamente aumentate a causa dell’antropizzazione del territorio; la prevenzione dei danni per gli agricoltori... e non certo per ultimo, la produzione e l’occupazione per imprese e per tanti e tanti lavoratori.
Tutto questo è la realtà della caccia italiana.
Non possiamo lasciare che vada perduto, non possiamo abbandonare o perdere, ma dobbiamo tutti pensare a quello che la caccia ha rappresentato e ancora senza dubbio rappresenta per tutti noi; quanta parte della nostra vita, del nostro impegno, della nostra passione le abbiamo dedicato.
Ma dobbiamo pensare anche a quanto ci ha dato e quanto ancora ci potrà dare.
Perché la caccia ha bisogno di ognuno di noi. E noi abbiamo bisogno della caccia.
E solo stando uniti, fianco a fianco, con i nostri familiari, i nostri amici di sempre, quelli veri, quelli che contano nella vita, continuerà stagione dopo stagione a regalarci emozioni e sogni, ma anche ad avere un ruolo sociale e civile insostituibile.
A chi tutto questo non lo ha capito non diamola vinta. Rispondiamo invece come sappiamo fare, in modo forte ma civile, facendo sì che il giorno dell’apertura ci veda ancora una volta tutti insieme e che sia una festa della caccia e dei suoi valori.
Una festa alla quale nessuno deve mancare. In bocca al lupo!
A caccia con te,
Lamberto Cardia
Marco Castellani
Gian Luca Dall’Olio
Mario Gargano
Paolo Sparvoli
Osvaldo Veneziano