Riceviamo e pubblichiamo:
Dispiace molto trascorrere questa mattina, che avrebbe dovuto essere la prima giornata di caccia della nuova stagione, davanti al computer, amareggiati dall’ennesima brutta pagina scritta contro la nostra passione di cacciatori.
Abbiamo voluto aspettare fino a stamani, sperando che intervenissero novità che consentissero di salvare almeno la preapertura di domenica, ma purtroppo niente è venuto a risolvere una situazione dai contorni fin dal primo momento simili a una farsa.
Difficile definire diversamente una vicenda nella quale con la notizia del decreto del Tar che sospendeva la preapertura della caccia riportata da tutti i mezzi di informazione Federcaccia ha dovuto sollecitare chiarimenti alla Regione, che non dava notizie ufficiali in merito, per evitare ai propri tesserati e a tutti i cacciatori laziali il rischio di incorrere in pesanti conseguenze di carattere penale.
La sospensiva del Tar di fronte al consueto ricorso privo di fondamenti che non siano quelli di una ideologia miope, ma tanto più efficace fin quando questa non dovrà pagare nulla per le sue azioni, anche le più infondate e pretestuose, era però prevedibile. Come già osservato anche da altri, del resto è lampante, la Regione avrebbe dovuto lasciarsi gli spazi di manovra e i tempi, così come ha fatto il Veneto in analoghe circostanze, per consentire il regolare svolgimento di quanto legittimamente previsto nel calendario venatorio.
Ancora più utile sarebbe stato allora il ruolo e il contributo tecnico scientifico del mondo venatorio all’Assessore e agli Uffici competenti per risolvere la questione, che non l’impegno e l’attenzione che abbiamo potuto porre in queste ore.
Niente di nuovo purtroppo dicevamo, anche se quest’anno sicuramente ha pesato in questa decisione l’assurdo allarmismo mediatico montato in questi ultimi giorni attorno alle presunte conseguenze del clima o degli incendi, come se i migratori non avessero le ali per spostarsi se le condizioni non gli consentono condizioni di vita idonee o i terreni bruciati non fossero già chiusi per legge per dieci anni alla caccia.
E così abbiamo anche potuto assistere a preaperture che si sono svolte regolarmente in zone magari anche più colpite da questi fenomeni del Lazio.
Anche questo quindi non può essere - e non lo sarebbe comunque - una giustificazione. E anche di questo siamo certi i cacciatori laziali chiederanno conto.
A noi, rimane solo il rimpianto per le giornate di caccia perse e l’inutilità del nostro impegno nel comportarci sempre e comunque nel rispetto delle regole.
Roma, 1 settembre 2012 -
Federcaccia Lazio