Dopo l'annuncio dell'assessore regionale
Claudio Sacchetto su una delibera che permetterà l'apertura regolare della
caccia in Piemonte, sono fioccate le polemiche da parte dei partiti dell'opposizione. Il Pd, tramite il consigliere
Mino Taricco, ha parlato di un incontro deludente con l'assessore in Commissione. “L’Assessore – dice Taricco - ci ha comunicato che nella giornata di domani la Giunta Regionale
revocherà la delibera oggetto di sospensiva da parte del TAR ed approverà una nuova delibera con la quale nella sostanza aprirà nuovamente la caccia a partire dalla terza domenica di settembre per
i cinghiali e gli altri ungulati per la lepre, la minilepre ed il fagiano, rinviando l’apertura per tutte le altre specie comprese le specie migratorie al 1° di ottobre".
"Ci ha altresì comunicato - continua l'esponente del Pd - che non ha alcuna intenzione di modificare l’atteggiamento che la Giunta ha avuto in questi mesi". E poi rispetto all'annuncio sulla riconsegna delle proprie deleghe da parte dell'Assessore proprie deleghe e sul mancato sostegno ricevuto, dice: "abbiamo voluto esprimere all’’Assessore Sacchetto la nostra convinzione che il settore faunistico, ed il mondo venatorio, non hanno bisogno di “estremisti al comando “ma hanno bisogno di un Governo Regionale che abbia le capacità e la volontà per costruire gestioni equilibrate e capaci di fare sintesi fra i tanti interessi in gioco, e questo a tutela di tutti coloro che per questi settori ed in questi settori vivono ed operano”.
Critico anche Giovanni Negro, dell'Udc. "L’Ordinanza del Tar-Piemonte che sospende il Calendario Venatorio 2012-2013 approvato dalla Giunta regionale con apposita Delibera nel giugno scorso, si poteva evitare, se solamente l’Assessore ed il Presidente avessero dato seguito agli impegni assunti in Consiglio regionale. Infatti, quando fu abrogata la legge 70/96 per evitare il Referendum si prese l’impegno di presentare a stretto giro (2 mesi al massimo 3) un nuovo testo sulle linee di indirizzo che vedevano sostanzialmente convergenti UdC, PD, Lega, PdL. Si trattava cioè, limitando a 21 le 29 specie oggi cacciabili (numero decisamente inferiore alle altre Regioni) di tenere in debito conto anche le istanze referendarie. Di questo, tuttavia, ad ora nessuna traccia”.