La caccia è rappresentata fin dai tempi della mitologia classica da una bellissima donna, quasi sempre nuda o a seno scoperto: Artemide per i Greci, Diana per per i romani.
L'identificazione della caccia con le forme sinuose di una splendida e indomabile fanciulla non è casuale, l'accostamento è al corteggiamento, alla rappresentazione delle più profonde pulsioni umane, cacciare una preda è anche un rituale d'amore e le due cose sono talmente integrate da diventare indissolubili.
Nel mito, Diana rappresenta però anche la luna (un’esile falce, prezioso diadema che brilla sulla fronte, fra i capelli), astro luminoso, bellissimo ma algido, freddo. Dedita solo alla caccia, respinge sdegnata le tentazioni della carne. Il giovane e bel cacciatore Atteone, che se ne innamorò quando la vide nuda mentre si rinfrescava nelle acque di un ruscello, pagò tragicamente questo suo ardire: fu trasformato in cervo e sbranato dai suoi stessi cani. In altre culture, precedenti a quella greca, viene anche raffigurata con innumerevoli e turgide mammelle, simbolo della grande madre che allatta il genere umano.
Nell'iconografia classica Diana appare seminuda, fiera, e quasi sempre armata di arco e frecce come si vede nella celebre statua conservata al Louvre di Jean-Antoine Houdon (1741 – 1828) o, sempre dello stesso sculture, in quella conservata al Museo di Lisbona. Se si passeggia per Roma ci si può imbattere in via delle quattro fontane in una statua di Diana a seno nudo.
Anche nella pittura è sempre rappresentata semivestita come si nota nel dipinto di Giuseppe Cesari (1568 – 1640) alla Pinacoteca Capitolina a Roma dove la dea è a seno nudo anche se completamente vestita. Sempre al Louvre è conservato un dipinto della Scuola di Fontainebleu di Diana cacciatrice vestita soltanto di arco e frecce.
Ecco alcuni esempi:
Lucas Cranach (1472 - 1553)
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Giuseppe Cesari (1568 – 1640) Pinacoteca Capitolina, Roma
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Jean-Antoine Houdon (1741 – 1828) Louvre, Parigi
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Francois Boucher 1742, Louvre, Parigi
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Diana e Endimione
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Jean Antoine Houdon (1741 – 1828) Gulbenkian Foundation Lisbona
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Riccardo Benvenuti 2004, Collezione privata BigHunter