A Udine recentemente è partito un “
progetto pilota di prevenzione dei danni provocati dal cinghiale alle colture agricole e alla circolazione stradale”. Lo ha recentemente presentato, a Forgaria nel Friuli,
Edi Garlatti, direttore della locale riserva di caccia e presidente del circolo ANLC "Monte Prat" insieme al coordinatore del progetto
Andrea Bottecchia.
Entrando nel vivo del progetto, Edi Garlatti ha illustrato i punti salienti di un documento destinato a schiudere nuovi scenari sul mondo venatorio. “Il progetto – ha puntualizzato il direttore - contempla l’adozione di pratiche di gestione venatoria che, partendo dal
censimento della consistenza numerica degli ungulati, consentano di ottimizzare i prelievi e il posizionamento nelle aree agricole e prative di opportuni
dissuasori per contenere la presenza dei cinghiali disincentivando l’accesso del suide a ridosso degli abitati". Obiettivi che, a parere di Garlatti, “si potranno raggiungere con
modifiche o integrazioni ai regolamenti venatori al fine di aumentare le possibilità d’abbattimento dell’ungulato”.
Una speranza l’ha lanciata
Sandro Levan, neopresidente regionale della Pro segugio e consigliere nazionale di ANLC, che, dopo i “dissuasori artificiali” indicati da Garlatti a beneficio degli agricoltori, ha indicato la possibilità di “
dissuasori naturali” per limitare i danni agli abitanti. “Potrebbero essere proprio i cani – ha detto Levan – il deterrente più immediato
, portandoli ai margini dei centri abitati in forma addestrativa”. Anche in questo caso servirebbe un’adeguata normativa che metta il cacciatore in condizione di smontare le convinzioni sbagliate della società e gli consenta finalmente di dimostrare la bontà del rapporto che esso ha col territorio per un uso consapevole di una risorsa naturale qual'è appunto la fauna selvatica.
“Per raggiungere risultati importanti – ha detto infine l'assessore provinciale alla caccia di Udine
, Luca Marcuzzo, – serve conoscersi per rispettarsi e impegnarsi a condividere i problemi per approdare a scelte importanti. Il progetto illustrato da Garlatti va in questa direzione perché la caccia al cinghiale, così come prospettata, prevede un
accordo tra cacciatori e agricoltori che rappresenta un ottimo modello societario. Da Forgaria nel Friuli, allora, parte uno stimolo ad altre realtà perché le azioni di miglioramento dell’ambiente si legano a quello dei rapporti umani”.