Patrizia Caterino, svizzera di nascita, veneta di adozione, vive e lavora a Vicenza. Ma è in provincia di Parma, dove si reca ogni fine settimana che esercita la sua passione preferita:
la caccia e la cinofilia. Ha tre epagneul breton ed un setter fammina , va a caccia tra Parma e Reggio Emilia solo ed esclusivamente alla penna, “neanche la lepre – spiega - perchè ho i cani corretti e non voglio che prendano vizi”.
Per Patrizia il lavoro dei cani è la cosa più importante: “non mi interessa la quantità di capi abbattuti , ma la qualità del lavoro del cane che ha come epilogo una fucilata precisa e indolore. Questa è per me la caccia” . “La caccia – continua - è anche alzarsi all'alba, camminare, vedere i paesaggi sentire i profumi e i suoni della natura, è il fascino del creato, è il rapporto cane-selvatico, un rapporto atavico che da emozione e adrenalina... ma certe cose non si possono spiegare, bisogna provarle per capire”.
La passione è nata anni fa, seguendo il compagno a caccia. Da allora si è resa conto che, esercitata seguendo le regole e con il dovuto rispetto, “non è affatto quella carneficina che si vuole far credere”. "Non credo - dice - che il cacciatore sia responsabile di alcun degrado, anzi penso che la caccia e la cinofilia e tutto quello che gira intorno (attrezzature cinofile , armi e quant'altro) contribuiscano all'economia del nostro paese, anche se sono tempi duri”. "Purtroppo - conclude - vedo un grosso ostracismo da parte di gente (pseudoanimalisti) che non sanno neanche cosa succede quando si svolge una prova ( ENCI o non riconosciuta) e ne pensano tutto il male possibile".