“Le linee guida (che non configurano un regolamento) sono state stilate di concerto con i tecnici e gli assessore al ramo delle quattro provincie, oltre un anno fa con un lavoro che si è protratto per diversi mesi”. Così l'assessore regionale alla caccia in Abruzzo,
Mauro Febbo, risponde alle polemiche scoppiate dopo l'approvazione delle linee di indirizzo per una corretta gestione delle popolazioni di ungulati (Cervo, Capriolo e Cinghiale), che
permetteranno alle Province di predisporre propri regolamenti.
“Questo non significa – sottolinea l'assessore rispondendo alle accuse del consigliere Prc Maurizio Acerbo - praticare abbattimenti più o meno indiscriminati sugli ungulati, soprattutto su cervi e caprioli, attualmente non cacciabili in Abruzzo, ma una corretta gestione delle popolazioni selvatiche ai fini di un equilibrato rapporto fra esse e le realtà agrosilvopastorali oltre che con le altre specie selvatiche”.
"Poiché al momento nessuna forma di gestione viene effettuata (non si conosce neanche a livello di stima la consistenza di tali animali sul territorio, anche per atteggiamenti non sempre disponibili da parte dei soggetti gestori delle aree protette), - sottolinea Febbo - in regione si pagano oggi circa 4 milioni all'anno per danni all'agricoltura ed alla zootecnia. Tutto questo potevamo, e dovevamo, farlo da 10 anni per essere pronti ad affrontare con soluzioni i problemi, come le altre regioni del centro-nord hanno fatto".
Febbo rimprovera il consigliere Acerbo di un "demagogico richiamo al Bambi", e di "un'estrema disinformazione" quando parla di ripopolamenti di cinghiali. "In Abruzzo - conclude - non è consentito dalle leggi vigenti, e di fatto non praticato da almeno 20 anni".
A proposito della gestione ungulati in Aruzzo, in questi giorni a causa di questo provvedimento
gli anticaccia hanno alzato il solito polverone coinvolgendo anche la stampa locale . Il quotidiano abruzzese Ilcentro ieri ha aperto un sondaggio per testare il gradimento dei propri lettori su "caccia a caprioli e cervi". Per accedervi ed esprimere legittimamente anche la vostra opinione,
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