Uniti per difendere la caccia: vi ricordate l'iniziativa lanciata mesi fa da un gruppo di cacciatori su Facebook? Quell'iniziativa è cresciuta e oggi è sfociata nella creazione del
Sindacato Venatorio Italiano (SVI), formalizzato con il direttivo del 3 ottobre scorso a Napoli ma ancora in via di ufficializzazione (lo Statuto Costitutivo è in fase di elaborazione). Parte dalla Campania quindi ma conta presto di allargare la propria attività in tutta la nazione grazie ad altri cacciatori che si attiveranno nelle loro regioni.
“Lo S.V.I., - si legge nella nota diffusa dal neonato ufficio stampa - lo diciamo chiaramente, non è contro nessuna Associazione Venatoria né contro alcun partito politico ma siamo fermamente determinati a combattere, viceversa, tutti quei singoli individui, siano essi rappresentanti politici o associativi, che per anni hanno utilizzato la nostra passione per la caccia per tornaconto ed interesse personale. Siamo determinati a combattere, quindi, quel sistema associativo-partitocratico che ci ha venduti e svenduti pur di conservare l’amata (e ben remunerata) poltrona a danno della caccia, dell’ambiente, dell’agricoltura e dell’allevamento (tutte attività, tra di loro, strettamente correlate ed indivisibili)”.
Lo Svi conta di diventare formalmente operativo già a fine ottobre. Intanto affronta la questione calda della mobilità venatoria in Campania invitando i cacciatori a non procedere alla richiesta di rimborso. “Se fate ciò – dice la nota - ecco lo specchietto per le allodole, vi impedite da soli di poter chiedere, in futuro, il risarcimento danni. Chiedendo il rimborso, insomma, è come se rinunciaste a qualsiasi altra richiesta in sede giurisdizionale”.