Fidc Pesaro Urbino torna sulle accuse al mondo della caccia da parte di
Coldiretti Marche, in merito all'argomento cinghiali. Se il problema è incrementato non è per colpa dei cacciatori, ma semmai, dice l'associazione venatoria, a causa dell'
abbandono delle aree collinari e montane, con conseguente incremento delle superfici boscate e per l
'istituzione di numerose aree protette (Riserva naturale Statale del Furlo, i numerosi Demani Forestali Regionali, le Oasi ecc).
Queste aree, dice Fidc PU oggi non hanno mai attuato piani di controllo, gestione e prelievo della specie (e degli altri ungulati presenti) al loro interno, causando così
ingenti danni al patrimonio forestale/ambientale ed agricolo. “E’ pertanto paradossale – sottolinea l'associazione - che i cacciatori vengano additati come causa del problema, mentre grazie alla caccia si prelevano ogni anno migliaia di cinghiali, contribuendo a controllare tale specie nei territori aperti alla caccia, evitando così che i danni, seppur già enormi, diventino realmente insostenibili per le aziende agricole”.
“Precisiamo, inoltre – dice ancora Fidc - , che le uniche risorse impiegate per risarcire gli agricoltori dei danni alle coltivazioni e per indennizzare i danni causati alla circolazione stradale dalla fauna,
provengono dalle “tasche” dei cacciatori attraverso il pagamento della Tassa di Concessione Regionale e dalla quota di iscrizione agli Ambiti Territoriali di Caccia”. Occorre però “che una corretta gestione degli ungulati interessi tutto il territorio agricolo – forestale Regionale/Provinciale, quindi anche il territorio non gestito a fini venatori come le aree protette, ovviamente con gli strumenti più idonei, da verificare in relazione a ciascun tipo di istituto” anche attraverso “unità di intenti tra amministrazioni, cacciatori e agricoltori”.