Riceviamo e pubblichiamo:
Nessuno, fino ad ora, conosceva il velocissimo Presidente della IV sezione del TAR Lombardia che ha sospeso la Deliberazione di Giunta regionale della Lombardia che regolamentava la cattura dei richiami vivi per la corrente stagione venatoria a nemmeno 24 ore dal deposito del ricorso contro tale provvedimento. Un vero recordman, un primato che sarebbe tanto bello che venisse eguagliato dalla giustizia in generale anche in altri settori a nostro avviso molto, ma molto più importanti per la collettività che non le pretestuose eccezioni sollevate dalle associazioni anticaccia che predicano in malafede nella totale consapevolezza di farlo.
Non solo: il Presidente si è limitato a ricorrere alla solita frase di rito “inaudita altera parte”, ossia avvalendosi della possibilità prevista dalle norme vigenti in materia di giustizia amministrativa di decidere da sé senza nemmeno sentire le parti in causa (ben otto Province e le Associazioni di categoria ritualmente citate) e senza nemmeno riunire la Camera di consiglio. Evidentemente, il giudice avrà ravvisato un “danno grave e irreparabile”, come recitano le formule di manzoniana memoria, dimenticando che le catture sono in corso sin dalla terza decade di settembre e che perciò, quand’anche mai il grave danno fosse stato reale, si sarebbe da tempo consumato.
Ma non finisce qui: la Camera di consiglio per la trattazione nel merito, udite udite, è stata fissata al 20 di novembre, ossia quando la migrazione dei Turdidi si avvierà alla fase finale. Il che è come dire: cara Regione, un bel mesetto utile ai fini delle catture di sasselli e cesene è stato comunque affossato. Un fulgido esempio di brillante rapidità in antitesi con il provvedimento regionale, invece ben soppesato con il Ministero competente, con l’ISPRA, con gli Uffici europei e con quelli delle Province: nemmeno 24 ore per sospendere un provvedimento di tale accurata preparazione. Un decreto monocratico che delegittima le attenzioni poste da persone che hanno lavorato nel rispetto della legge, preoccupate solo del suo rispetto. Res melius perpensa. Insomma, un decreto monocratico chiaramente preconfezionato. Chi ha ancora il fegato di chiamarla giustizia?
Massimo Marracci