“Quest’anno sono stati i tribunali a decidere, in corso d’opera, modalità, tempistica e specie cacciabili”. Lo dice nel suo editoriale pubblicato questo mese su Caccia +, il responsabile politiche faunistiche del Pd e membro del Consiglio nazionale di Arcicaccia,
Marco Ciarafoni. “Un disastro per la caccia italiana e per la certezza di diritto di migliaia di cacciatori. - scrive- Un disastro iniziato all’inizio dell’estate in alcune regioni allorché
parti significative di interi calendari sono stati censurati dai TAR senza che questo producesse valutazioni e decisioni che mettessero al riparo gli altri provvedimenti”.
“L’apertura fissata dalla legge 157 in alcune regioni non è stata possibile ed in altre ci sono stati cacciatori che si sono ritrovati a poter cacciare solo corvidi e poco altro”
. Scaricare le responsabilità su “feticci” non serve. Per Ciarafoni al di là delle responsabilità degli animalisti, che certo hanno un loro peso, tutto è scaturito
dall'approvazione della legge comunitaria e dall'aver fatto saltare il successivo accordo tra i portatori di interesse al tavolo delle regioni. “In quel testo – ricorda Ciarafoni - che sarebbe stato sottoscritto anche dagli animalisti con l’impegno a non produrre più ricorsi, c’erano specie e tempi di caccia, per iniziativa di Legambiente e Coldiretti, superiori a quelli che ora i tribunali impongono con le loro sforbiciate in ossequio al rispetto oltremodo rigoroso e vincolante di leggi e direttive comunitarie”.
Il secondo feticcio, sui cui si riversano ingiustamente le responsabilità, è secondo la tesi di Ciarafoni, è l'
Ispra: “la scienza – argomenta - non deve essere manipolata semmai aiutata a fare meglio il suo mestiere. Per farlo c’è una sola ricetta:
produrre studi, fornire dati, promuovere ricerche. Insomma fatti e non chiacchiere perché quelle diventano carte inutilizzabili nei tribunali e ci si presta a figure barbine”. Infine c'è un terzo “feticcio”: “è l’Unione Europea rea di non assecondare le furbizie di alcune regioni in materia di applicazione delle deroghe. Anziché prendersela con chi ha massacrato la norma lasciandosi dirigere dalla piazza, - dice Ciarafoni - la colpa dell’Unione Europea serve a coprire le responsabilità di quanti, a cominciare da Lombardia e Veneto, applicando illegalmente le norme europee hanno portato oggi a non avere nemmeno la possibilità di prevedere il prelievo dello storno a tutela delle produzioni agricole”.
Uscirne per Ciarafoni è ancora possibile: “il mondo venatorio ha superato momenti più duri e quando ha messo in campo le idee ed è entrato in sintonia con la società è risultato vincente. Il mondo venatorio di Fermariello e Rosini, dell’Unavi ancorata ad un progetto riuscì in questo rintuzzando colpo su colpo la sfida referendaria e producendo la migliore legislazione del mondo in materia. Se c’è una cosa del passato che va ripresa è la forza e il coraggio che allora quel gruppo dirigente seppe interpretare con proposte che risultarono condivise nel Paese e nel Parlamento”.