Marco Catani è un 34enne di Marradi, piccolo comune dell'Appennino tosco romagnolo in provincia di Firenze. Qualche anno fa, insieme ad alcuni amici ha fondato la sezione
Anuu del suo comune, con cui organizza diverse attività cercando di
coinvolgere le nuove generazioni di cacciatori. Quasi una missione per lui, che per l'Anuu è
presidente del Comitato Giovani, oltre che responsabile dell’alto Mugello e Vice presidente della sezione provinciale.
La caccia Marco la vive così, come un'esperienza di condivisione, “con gli amici veri” ma anche con i ragazzi più giovani: “Da alcuni anni, la domenica, - spiega - ho iniziato a portare con me qualche ragazzotto, è un esperienza che consiglio a tutti, a me sembra ogni volta di tornare indietro nel tempo e di rivedermi quando avevo la loro età”. Ma il suo impegno non si ferma qui: “pur non avendo nessuna tessera politica in tasca – spiega - sono consigliere comunale con delega in materia di Caccia e Pesca presso il Comune di Marradi; cerco insomma di fare la mia parte nel limite delle mie possibilità e capacità”.
Marco lavora in per una cooperativa sociale che si occupa di servizi alla persona, ha una moglie, che spesso lo accompagna a caccia, quando va a sistemare i capanni o ad allenare il cane, e un bambino di due anni, Mario, che adora. Nel tempo libero oltre che alla caccia (soprattutto da appostamento alla migratoria con richiami vivi, turdidi e colombacci ma anche stanziale con il suo Kurzhaar) ama vivere immerso a 360° nella natura: per esempio dedicandosi alla pesca o alla raccolta funghi. Ma è la caccia la sua passione principale. “Sono cresciuto tra gabbie e cani – racconta. La caccia è una tradizione di famiglia che arriva da mio nonno paterno, passando da mio padre e che spero di riuscire a tramandare anche a mio figlio. Qualcuno a mio avviso sbagliando definisce la caccia uno sport, per altri è solo un attività che crea un indotto economico, un hobby, un passatempo, una risposta ai problemi legati all’agricoltura, all’allevamento e alla gestione ambientale … per qualcun’altro è gastronomia… per me la caccia non è solo questo, nè solo, una sana passione, o solo una tradizione culturale tramandata di padre in figlio … ma è uno stile di vita, che fa parte della mia quotidianità alla quale dedico in modo o nell’altro una parte del giorno, per tutti i giorni dell’anno”.
La caccia per per Marco va considerata senza distinzioni. “Personalmente sono per la difesa di tutte le forme di caccia perché credo che in fin dei conti che siamo capannisti o beccacciai, lepraioli o cinghialai siamo comunque figli di un'unica, sola passione”. Piuttosto che continuare a farsi la guerra, aggiunge, “sarebbe meglio criticare un po’ meno e rimboccarsi le maniche, lavorare per migliorare le associazioni perché in fin dei conti, sono il nostro sindacato e sono le uniche che sono chiamate a confrontarsi con la politica di qualunque parte o colore sia, certo tutto sarebbe più facile se le associazioni fossero unite, almeno negli intenti”.
Ad ogni modo per il giovane Catani qualcosa nel mondo associazionistico sta realmente cambiando. “Si sta lavorando molto per ridare al cacciatore la propria dignità – dice - e la giusta collocazione nella società, e affinchè la caccia non sia vista più come un problema ma come una risoluzione del problema. Dopotutto il cacciatore è il primo ambientalista anche perchè da questo dipende la nostra passione e sono sempre di più le occasioni in cui la nostra categoria si impegna in opere legate a ripristini ambientali. Senza dimenticare le operazioni di contenimento della fauna che arreca danni sia alla agricolture che alla biodiversità”, ma questa a insaputa dei tanti criticoni, è ordinaria amministrazione per i cacciatori.