Riguardo al dibattito sulla unificazione delle associazioni venatorie, dopo le posizioni sull'
accordo Anuu - Fidc, ribadite da
Marco Castellani, ci sembra opportuno pubblicare anche l'editoriale a cui si è riferito il Presidente dell'Anuu Migratoristi, pubblicato sulla rivista mensile della Libera Caccia, a firma del presidente
Paolo Sparvoli, Eccolo:
Unità e identità
Un coordinamento forte di tutte le associazioni che si occupano di caccia è la strada da seguire per un miglioramento delle stesse, frutto di una sana collaborazione e competizione, a vantaggio della nostra passione e di chi la pratica.
Dopo le vicissitudini di questi ultimi mesi, calendari, deroghe e preaperture, sistematicamente smantellate a colpi di immotivati piagnistei animalisti (e di sentenze amministrative dell'ultimo minuto), il mondo venatorio sta vivendo in questi giorni un nuovo periodo di grande fermento. Il fatto è che l'Anuu-Migratoristi si è decisa a compiere un grande passo verso la sua dispersione, scegliendo – almeno cosi sembra - di identificarsi totalmente con la politica venatoria e con la gestione della Federcaccia. E' appunto su questa decisione che ritengo quanto mai opportuno fare alcune riflessioni.
Considerazioni e valutazioni che intendo esporre nel rispetto più assoluto e incondizionato delle scelte altrui, ma che considero doverose non solo per il rispetto dei nostri circa 100.000 soci, ma anche per il mezzo secolo di orgogliosa identità, libertà e indipendenza politica che rappresenta la storia della Libera Caccia. Indubbiamente, l'associazionismo venatorio appare frammentato e dispersivo e di conseguenza si fa sempre più forte la suggestione di uno schieramento unico secondo il modello francese.
A prescindere dal fatto che, nel bene e nel male, l'Italia non è (e non sarà mai) la Francia, tutti noi sappiamo bene che a voler importare o esportare modelli in realtà sociali e culturali completamente diverse non rappresenta quasi mai una scelta felice, come gli eventi internazionali di questi ultimi anni confermano ogni giorno di più. D'altra parte, se il mondo venatorio è indiscutibilmente diviso in almeno una decina di associazioni (più o meno numerose e più o meno rappresentative e “riconosciute”), la galassia anticaccia è sminuzzata, sia politicamente che ideologicamente, in un centinaio di micro organismi. Ebbene, negli ultimi mesi (marzo 2012) si è verificata una piccola grande rivoluzione che ha portato non allo scioglimento di tutte queste associazioni queste associazioni, ma alla costituzione di un loro Coordinamento con la nascita di una Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente. Quindi, tanto per fare degli esempi, non è che la Lipu la Lac o la Lav o L'Oipa si sono sciolte per confluire nel WWF, hanno solo dato vita ad un organismo unitario e forte che, senza alcun appiattimento ideologico o politico, sia in grado di porsi obiettivi comuni da perseguire con strategie altrettanto condivise.
Un po' come accade da decenni nel sindacato. Dopo anni di feroci scontri politico-ideologici, le varie organizzazioni sindacali si ritrovano (quasi sempre) a lottare unitariamente per il perseguimento di mete comuni, conservando le differenze spesso profonde, che le caratterizzano. Così è e dovrebbe essere per la caccia. Ed è assolutamente innegabile che l'esperienza del lavoro unitario e condiviso fatto in sede di Face Italia abbia dato dei risultati concreti e importantissimi: indagine demoscopica; studio Università di Urbino; campagna di informazione a pagamento; iniziativa di web comunicazione. Al contrario, un'unica associazione rappresenterebbe un appiattimento verso il basso dell'attività di sindacato dei cacciatori, e decreterebbe la fine di ogni stimolo concorrenziale che spinge a fare sempre di più e sempre meglio. Al termine di queste riflessioni ritengo che si debba andare avanti con il rafforzamento convinto di Face Italia, continuando instancabilmente a cercare un dialogo con chi oggi non si riconosce ancora in questa comune strategia nazionale e sovranazionale.
Senza distinzioni, senza pregiudizi e senza alcuna forma di veto nei confronti di nessuna associazione. Oggi, la strada più giusta da percorrere mi sembra quella che conduce ad un coordinamento forte, come quello raggiunto con la vecchia Unavi che ovviamente dovrebbe essere rivista e attualizzata sia nella forma che nella sostanza. Solo dopo questo traguardo, si potrà iniziare a vedere se ci sono le condizioni per fare ulteriori passi.