Riceviamo e pubblichiamo il seguente
comunicato stampa dell'associazione
URCA Lazio, in merito alle polemiche sulla
caccia al capriolo nella Provincia di Viterbo:
URCA RISPONDE
Riscontriamo gli articoli dei colleghi ambientalisti pubblicati su Tuscia web e Il Corriere di Viterbo,relativi al piano di prelievo del capriolo nell’Alto Aquesiano ed alla anomala,per qualcuno, collocazione dell’Urca e dell’Eko Club nel panorama delle Associazioni Ambientaliste riconosciute.
Risulta a tutti evidente e sintomatico come con tempestività unisona e cronometrica ,alla vigilia delle assegnazioni delle cariche all’interno del C.D dell’ATC VT1, le sentinelle dell’ambiente, le uniche a parer loro, legittimate a pontificare sulla gestione delle problematiche ambientali,abbiano rotto il forzato silenzio, allorquando, impegnate a cercare di incassare quanto più possibile in cambio del proprio voto,ponendo come pregiudiziale la interruzione del piano di prelievo del capriolo,riuscivano ad incamerare solo dei tiepidi e poco convinti ”ma….. ,vediamo….,non esageriamo…..etc.
Ecco che allora cessa la “pax”, si alzano i toni,si diffondono artate menzogne,la si butta in rissa commettendo soprattutto l’errore di pensare di poter prendere in giro i lettori, tutte le componenti sociali,sostenendo disperatamente concetti e principi di gestione ambientale ormai sorpassati ed anacronistici.
Circa i caprioli,la storia è nota a tutti. Il Piano di gestione del capriolo in provincia di Viterbo,iniziato ben 11 anni fa, rappresenta l’unico vero atto innovativo di politica venatoria dal 1992 anno di promulgazione della L.n.157 sulla caccia ad oggi;sfidiamo chiunque ad affermare il contrario e ringraziamo l’amministrazione provinciale per averne ,in assoluta trasversalità ,fortemente voluto e sostenuto la realizzazione,come auspichiamo, da parte del comitato di gestione del neo costituito ATC VT1, di fortemente volerne e sostenerne il prosieguo.
Tutto il resto è menzogna aggravata dalla consapevolezza del mentire e demagogia da quattro soldi.
Sull’assemblea dell’ATC VT1 e le presunte irregolarità da parte dell’Assessore Trapè e del Dirigente Gianlorenzo,stendiamo un velo pietoso. A “giocare sporco”non sono stati loro ma altri a loro volta rimasti vittime dei propri ”magheggi”.
Riguardo le amenità relative alla incompatibilità di tecnico, ricercatore, committente, pianificatore ed esecutore e conflitti di competenze annessi,non possiamo che rilevare la totale inconferenza alla discussione di tali circostanze. Sul capriolo, in provincia di Viterbo, hanno lavorato a fianco alla Provincia , La Dream Italia,L’Università della Tuscia e L’Urca ,soggetti per competenze e capacità, assolutamente legittimati a farlo. Per analogia, allo stesso modo, potremmo sentirci autorizzati a manifestare forti perplessità,per esempio, riguardo lo studio elaborato dalla Lipu su commissione del Min.Ambiente sui Sic e Zps in territorio nazionale,costato ai contribuenti diverse centinaia di migliaia di euro,ma non lo facciamo,non è da noi.
Con la lamentata assegnazione privatistica dei prelievi siamo invece alla farsa e della migliore scuola goldoniana.I capi sono stati assegnati secondo i rigidi criteri di competenza verificata previsti dal regolamento,il sesso e la classe di età per sorteggio,alla presenza di tutti i selecontrollori e senza contestazioni.I cacciatori di selezione gestiscono il Capriolo perché innanzitutto la legge lo consente,perché e’ utile e necessario per la specie l’ambiente e le attività agricole ed in particolare laddove si confina con province Siena e Grosseto che hanno piani di prelievo del capriolo di migliaia unità in ossequio al principio tecnico scientifico di omogeneità gestionale,poco chiaro ai ns. interlocutori.
In merito alla inopportuna collocazione tra le associazione ambientaliste di Urca ed Eko Club,ad esser sinceri ,se nei ns. confronti ,l’esternazione dei noti non ci meraviglia più di tanto,ci sorprende invece nei confronti di coloro,con i quali gli stessi ,si sono comportati fino a ieri, da perfetti”compagni di merende”.In ogni caso consideriamo inaccettabile l’assioma per cui un cacciatore non possa essere ambientalista o un ambientalista non possa essere cacciatore.
Noi dell’Urca sicuramente ci sentiamo più cacciatori e più ambientalisti di coloro che più che per la caccia e l’ambiente, fanno, anzi ,brigano, per meri interessi di bottega e, o ottusi pregiudizi.
Ufficio Stampa Urca Lazio