Riceviamo e pubblichiamo:
Per dovere d’informazione a alla luce dei primi commenti che ha stimolato, pubblichiamo la proposta di A.T.C. unico che l’Assessore alla Caccia dell’Umbria Fernanda Cecchini ha consegnato alle Associazioni Venatorie per una “attenta riflessione”.
Dopo una prima lettura del documento, ci permettiamo però di esprimere le nostre prime valutazioni:
la Regione Umbria, alla luce del riordino degli Enti locali, si vedrà cancellata dalla cartina geografica la Provincia di Terni e dalle attuali due Province e tre Ambiti Territoriali di Caccia si dovrebbe passare (il condizionale non è azzardato) a una sola Provincia, privata delle deleghe sull’attività venatoria e (sulla carta) a un solo e unico A.T.C., responsabile presumibilmente, su delega della Regione, dell’intero comparto “caccia”; una corposa riduzione di spesa senza dubbio, che prevederebbe il “pensionamento” di 54 Consiglieri, 17 Assessori e minimo 40 membri degli A.T.C., con relativa soppressione (politici a parte) di indennità di carica, gettoni di presenza e rimborsi vari di ben 221.000 euro (l’attuale costo dei Comitati di Gestione e dei Revisori dei Conti dei tre Ambiti);
non sappiamo ancora però (visto che le norme che interessano l’attività venatoria sono ancora tutte da scrivere), da quanti membri sarà composto l’A.T.C. unico, con quali criteri verrà individuato il Presidente di “nomina politica” di competenza della Giunta Regionale, se al Presidente verrà assegnata una eventuale indennità di carica e se verranno stabiliti eventuali gettoni di presenza per i componenti;
un risparmio comunque è certo, perché la sede istituzionale dell’A.T.C. “unico” verrà fissata in uno dei Palazzi della politica locale, con relativa soppressione di ben tre contratti di locazione (circa 57.000 euro, come da tabella visibile nella proposta allegata);
da verificare a questo punto come e se verrà riutilizzato il personale dipendente degli attuali tre A.T.C., che grava sui bilanci per circa 235.000 euro e per l’assunzione del quale due A.T.C. (2 e 3) hanno scavalcato a piè pari il Regolamento Regionale, con silenzio-assenso delle Istituzioni;
fin qui la “riforma” consentirebbe di dirottare verso progetti di gestione di fauna e territorio ben 513.000 euro e di avere l’intero A.T.C. “unico” a disposizione dei cacciatori locali senza tanti vincoli territoriali e burocratici… ma leggendo la proposta non sembra proprio così;
al posto degli attuali tre A.T.C. dovranno essere istituite 5 Unità Operative Territoriali (U.O.T) presumibilmente non tabellate delle quali non conosciamo il numero dei membri, i criteri di individuazione dei componenti, gli eventuali costi (indennità,rimborsi, gettoni), le competenze, diritti, doveri e poteri, sappiamo solo che le Sedi saranno collocate presso uffici degli Enti locali;
trattiamo ora gli eventuali costi per i cacciatori umbri che al momento, per l’iscrizione in tutti e tre gli attuali A.T.C., è pari a 103.000 euro e che, per “frequentare” le U.O.T. (questo è il termine usato nella proposta), dovranno aspettare un apposito regolamento attuativo delle quote, proporzionale poi al numero di Unità Operative Territoriali prescelte, sempre che sia data la possibilità di sceglierle e “frequentarle” tutte e cinque;
nel riordino “geografico” di A.T.C. e U.O.T. sarà curioso verificare la nuova localizzazione e assegnazione dei Distretti e dei Settori per la caccia al cinghiale in battuta (che ha già provocato guerre “sanguinose” e autorevoli interventi politici), in forma singola e dei Distretti per la caccia di Selezione, considerando che tali forme di prelievo saranno soggette a altre e specifiche quote da stabilire per l’iscrizione in appositi registri e Albi Speciali (nuova terminologia usata nella proposta);
da verificare poi i criteri che hanno suggerito il raggruppamento dei Comuni per ogni singola U.O.T., anche alla luce della bizzarra assegnazione di parte del Comune di Foligno alla U.O.T 3 e della restante parte (non sappiamo quale) alla U.O.T. 4.
Una bozza di riforma quindi che stuzzica numerosi interrogativi, che comporterà presumibilmente interventi di modifica legislativi e normativi (Legge quadro 157/92, Legge Regionale 14/94, Regolamento Regionale 19/95) non certo a breve termine, a meno che le esigenze di “semplificazione del funzionamento dell’Apparato Statale e locale e di revisione della spesa pubblica” compiano il miracolo con un bel “Decretone lampo”.
Se la “riforma” da scrivere ancora compiutamente prevedesse:
la gestione unitaria di tutte le Zone Ripopolamento e Cattura;
lo scorporo dalle stesse di tutte le aree a bosco intensivo;
la soppressione delle Z.R.C improduttive;
l’immissione sul territorio a caccia programmata di sola selvaggina stanziale di cattura, con conseguente drastica riduzione di quella di allevamento;
norme chiare, “democratiche e non clientelari” per gli interventi di contenimento e controllo della specie cinghiale in Ambiti pubblici e privati a tutela delle produzioni agricole;
norme serie e partecipate per gli interventi di contenimento delle specie “opportuniste” (Corvidi e Volpe) in Ambiti pubblici e privati anche in periodo di chiusura della caccia;
nessun nuovo vincolo per la “frequentazione” di tutte le U.O.T. per il prelievo della fauna migratoria;
nessun aumento delle quote di iscrizione a carico dei cacciatori rispetto a quelle attuali;
il pieno, responsabile e coraggioso funzionamento dell’Osservatorio Faunistico Venatorio Regionale in tema di prelievo in deroga delle specie Storno e Fringuello,
la Libera Caccia potrebbe essere disposta quantomeno a discutere il progetto di “riforma” e a dare il proprio contributo.
Per finire e con palese provocazione, riteniamo indispensabile l’assicurazione che nessuno dei tre attuali Presidenti degli A.T.C, prossimi alla fine dei dodici lunghi anni di mandato, sia collocato a dirigere l’A.T.C. “unico” o uno qualsiasi delle U.O.T., altrimenti che riforma sarebbe?
Uffico Stampa ANLC Umbria