Ogni anno
decine di cacciatori trentini a caccia in altre regioni vengono multati anche dopo aver pagato tasse e richiesto l'opportuno tesserino dalla propria provincia. Su questa questione lo scorso anno si era aperto un caso politico, con tanto di discussione parlamentare che aveva portato alla formulazione di una norma interpretativa proposta dalla Lega Nord per risolvere il qui pro quo normativo che non permetteva ai cacciatori trentini di praticare la loro passione in trasferta, in quanto residenti in Zona Alpi (la legge 157 prevede in questo caso l'opzione esclusiva).
La norma è passata all'esame del Senato ed è attualmente all'esame della Camera. Qualcosa in tal senso intanto si è mosso in questi giorni, con la pronuncia del giudice del Tribunale civile di Siena, che ha accolto il ricorso presentato di una trentina di cacciatori trentini contro le multe comminate dal Corpo forestale dello Stato e le relative ingiunzioni della Provincia di Siena, che avevano portato anche alla sospensione del porto d'armi.
I trentini si sono appellati alla particolarità della legge provinciale che prevede che i cacciatori possano esercitare l'attività venatoria solo all'interno delle riserve comunali del comune di residenza e che non permette quindi loro di cacciare in tutta la zona Alpi indistintamente. Per cacciare fuori dal Trentino i cacciatori avevano fatto regolare richieste al servizio faunistico della Provincia, scelto una delle tre opzioni previste dalla legge 157 e pagato la relativa tassa nell'Atc toscano. La sentenza potrebbe cambiare le cose anche per le multe comminate nelle successive annate (questa causa si riferiva alla stagione 2008 2009). Altre simili sono pendenti presso i tribunali di mezza Italia, principalmente in Emilia Romagna e Toscana. Il giudice ha evidenziato la buona fede dei cacciatori e rilevato che esiste una forte discrasia tra la normativa provinciale trentina e quella nazionale che non prevede la caccia solo nelle riserve comunali.