Una manifestazione contro l'animalismo e le sue tante declinazioni quella organizzata ieri sera dal
movimento Civiltà Rurale a Montichiari, cittadina bresciana da tempo presa d'assalto dai
tanti animalisti schierati contro il famoso allevamento di beagle, la cui protesta ha avuto un'enorme eco sui media nazionali. Proprio Montichiari quindi è stata scelta da Civiltà Rurale Caccia Agricoltura Ambiente per rivendicare
l'importanza economica delle tante attività che hanno a che fare con gli animali, "per porre un freno all'animalismo che distrugge il nostro lavoro" recitava il volantino di Crca.
Il corteo (circa 300 i manifestanti, più una quindicina di trattori) è partito dal Centro Fiere di Montichiari dove si era appena tenuta una tavola rotonda sul tema
Diritto alla salute, ricerca biomedica e sperimentazione animale: scelte responsabili per un futuro migliore, ha percorso alcune vie del centro fino ad arrivare al municipio. A tentare di contrastarli c'era il solito
sparuto gruppo di facinorosi animalisti, che forse non avendo idea del tema della serata, ha intonato per tutto il tempo
cori da stadio pieni di insulti diretti ai cacciatori (per la verità nei filmati pubblicati sul sito youreporter non si sentono che tre quattro voci al massimo), cercando di provocare qualche reazione, che fortunatamente, anche grazie al buonsenso dei manifestanti, non è arrivata. Alcuni di loro - riferiscono gli organizzatori - si sono presentati a volto coperto e uno sarebbe stato identificato e fermato dalle forze dell'ordine.
Nel corteo in realtà c'erano diverse categorie: dagli imprenditori preoccupati dei costosi adeguamenti di porcilaie e capannoni avicoli alle norme europee sul benessere di galline e suini, ad alcuni cacciatori delusi per calendario venatorio e deroghe ma anche una piccola rappresentanza di veterinari e studiosi favorevoli alla sperimentazione sugli animali. Il tema della sperimentazione sugli animali è quindi rivendicato con forza dal movimento, che intende non piegarsi alle richieste di un animalismo sempre più invasivo. “La ribellione della gente contro l'impiego degli animali per la ricerca scientifica – ha spiegato Silvio Garattini, direttore dell'istituto Mario Negri di Milano - non è recente ma risale al 1700 e vi sono due gruppi oggi che la alimentano: quelli spinti dall'etica e quelli che credono di avere soluzioni scientifiche alternative. Ma entrambi sbagliano, poiché chi ama gli animali non ha diritto di imbrigliare la ricerca e chi pensa vi siano strumenti alternativi ha una visione anacronistica: sarebbe come a dire che possiamo fare a meno del computer".
"L'escalation del movimento animalista ha portato alla modifica delle norme che rischiano di danneggiare il comparto zootecnico in un momento di crisi - riporta dalle dichiarazioni dei relatori il quotidiano Brescia Oggi -: adeguare le gabbie delle galline ovaiole o le porcilaie alle stringenti regole europee rischia di dare la spallata decisiva a molte imprese".