“La gestione si dovrebbe basare sul
prelievo venatorio; è ben organizzato, efficiente e non richiede particolare sorveglianza”. Ne è convinto
Bruno Ronchi, Professore ordinario del dipartimento di Scienze e tecnologie per l’agricoltura, le foreste, la natura e l’energia all'Università degli Studi della Tuscia, intervistato dal quotidiano Tusciaweb sull'aumento impressionante di cinghiali, cervi e caprioli degli ultimi anni.
Gli agricoltori sono sempre più sul piede di guerra e i risarcimenti difficili da ottenere, per questo l'attività dei cacciatori, anche di fronte alle sempre più esigue risorse della pubblica amministrazione, è sempre più preziosa. Anche se, osserva lo studioso, “le norme attuali sembrano ostacolare l’aumento del prelievo invece di favorirlo. La Provincia di Viterbo – spiega Ronchi - attua dei programmi di contenimento numerico al di fuori della stagione venatoria laddove i danni sono insostenibili. Si cerca di prevenire i danni attraverso sistemi dissuasivi come recinzioni elettrificate, allontanamento degli animali dalle colture con mezzi sonori e foraggiamenti dissuasivi che vengono effettuati anche da alcune aree protette”.