Roberto Giubilato, 23enne della provincia di Venezia, è uno di quei giovani cacciatori che lasciano ben sperare per il futuro della caccia italiana. Si è da poco laureato in Tecnologie Forestali e Ambientali
all'Università di Padova e la sua
tesi di laurea sulla gestione della fauna stanziale (lepre europea, starna e fagiano comune), è pubblicata sul sito della Provincia di Rovigo e costituisce un valido strumento per la pianificazione venatoria grazie a circostanziati rilevamenti effettuati sul territorio (
vedi link).
“La caccia è una passione che è in me fin da quanto ero bambino - racconta -. Anche se non ho avuto un padre cacciatore, da piccolo seguivo i cacciatori che passavano nei dintorni di casa mia e cercavo di capire ed apprendere le tecniche di scovo e cattura per poi imitarle per riuscire a trovare la fauna che mi circondava”.
Oggi lo fa con competenza e rigore scientifico,
collaborando con l'istituzione provinciale nell'attività di monitoraggio ambientale e faunistico nei vari Atc. “Mi interesso molto a tutto ciò che riguarda la fauna selvatica, - sottolinea -
partecipando attivamente a svariati progetti (censimento al bramito e mediante il faro nella foresta del Cansiglio, censimento in battuta presso la riserva Bosco Mesola, censimento IWC presso la Provincia di Venezia e di Rovigo, partecipazione a vari progetti di inanellamento nazionale come quello riguardante le “Piccole Isole” a Ponza (LT) e presso la golena Cà Pisani, in provincia di Rovigo)”.
Lo sparo è l'ultima cosa, che segue ed incorpora una vasta visione della gestione del territorio, finalizzate al miglioramento della situazione faunistica. Sono cose che si affinano con l'esame venatorio e sui libri dell'Università ma che Roberto ha imparato prima ancora dalla vita: “Crescendo – racconta - ho conosciuto dei veri cacciatori, rispettosi dell’ambiente e delle prede, che mi hanno trasmesso svariati valori ed emozioni motivandomi al conseguimento della licenza”. Ha una fidanzata che con lui condivide tutte queste emozioni, seguendolo spesso durante i rilievi floro/faunistici e a caccia.
E' appassionato a tutte le forme di caccia ma, essendo veneziano, racconta, “la caccia che considero più emozionante è senza dubbio quella
in botte agli acquatici, anche se molto “dura” (dormire in barca con temperature sotto zero, posizionamento e recupero stampi e richiami vivi, mettere in opera coperture costituite da materiali vegetali per coprire la barca, ecc), ma è quella che mi offre maggiori soddisfazioni, inoltre pratico anche la caccia alla fauna stanziale (lepre e fagiano), e seguo vari abbattimenti di ungulati (sopratutto cinghiali)”.
Un futuro negli organi di gestione. Roberto spera d
i diventare tecnico faunistico a tutti gli effetti e di concretizzare con un vero lavoro la sua collaborazione negli organi di gestione. “Mi piacerebbe cambiare alcune cose riguardanti la gestione della fauna stanziale e ho già tante idee per la testa”. Quanto all'impegno associazionistico,
fa parte dell'associazione Cacciatori Veneti, di cui apprezza lo sforzo nel mantenere vive nel tempo vecchie tradizioni venatorie che accumunano tutti i cacciatori italiani. “Secondo me
i cacciatori sono i primi “guardiani ambientali” essendo presenti per la gran parte dell’anno sul territorio, e contribuendo a monitorare i cambiamenti o le problematiche che sorgono per esempio con l’eccessiva eutrofizzazione, il bracconaggio, ecc. Inoltre i cacciatori sono importanti per la gestione di
specie considerate dannose e per il controllo selettivo degli ungulati”.
Ecco come Roberto racconta un'emozione vissuta a caccia nella pianura veneziana. "Pomeriggio abbastanza freddo io e un amico abbiamo deciso di perlustrare alcuni terreni incolti circondati da numerosi filari arborei. Dopo un paio d’ore ancora nulla, ma ad un certo punto, il mio Drahthaar di nome Drako si bloccò improvvisamente fissando il terreno, era in ferma. Mi avvicinai subito, e dopo averlo
accarezzato si levò improvvisamente una beccaccia. Preso dall’euforia e dall’incredulità sparai il primo colpo...niente, il secondo...niente, fino quando col terzo sparo e con tutte le mie emozioni...una nuvola di piume! Drako mi recuperò subito la regina del bosco e nemmeno il tempo di toglierla dalla bocca che subito era in ferma. Girai il corpo e vidi un fagiano partire, bam...preso! Che fortuna che ho avuto, soprattutto a sparare bene. A giornata ormai conclusa rimase il tempo per lo scovo di un altro fagiano, che involontariamente il mio cane involò. Totale della giornata: una beccaccia e due fagiani, e l’immancabile foto di rito".
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