In Italia da decenni alcuni ambientalisti sono abituati a dare in pasto all'opinione pubblica un'
immagine stereotipata estremamente negativa della caccia e dei cacciatori. Ma talvolta certe boutade sono davvero troppo. Come l'aver
accusato i cacciatori maremmani, anch'essi colpiti dall'emergenza maltempo (l'acqua non ha certo risparmiato le loro case), di sciacallaggio, approfittando della situazione per uccidere gli animali sopraffatti dagli allagamenti. Un dipinto inverosimile, che ha suscitato la furia dei tanti cacciatori che, insieme alle autorità e alla Protezione Civile, si sono invece prodigati a ripristinare la situazione aiutando gli altri cittadini a spalare fango.
L'accusa è arrivata sul quotidiano
La Nazione, da
Fabio Cianchi, responsabile provinciale del Wwf a Grosseto: “nonostante sia vietato cacciare sul territorio alluvionato, come in quello ricoperto da neve - ha detto - molti “sciacalli umani” hanno girovagato in lungo e in largo alla ricerca di prede facili”, aggiungendo che “sarebbe stato meglio vederli con le pale in mano o con una parola di conforto per le persone coinvolte nella tragedia”. Il tutto, sempre sulla
Nazione, è stato accompagnato da una
foto-gallery pro Wwf, dove si vede lo stesso responsabile provinciale mentre
salva i cuccioli a seguito dell'alluvione, così almeno si legge nella didascalia alle immagini.
Ma c'è qualcosa che non torna, forse ottenuto con la complicità inconsapevole della redazione del giornale, che ne ha stilato le didascalie:
non solo non c'è traccia di allagamenti in quelle immagini, ma in alcune
si vedono vegetazioni primaverili o estive, non certo autunnali. Addirittura Cianchi è immortalato mentre con un biberon allatta un piccolo cerbiatto “rimasto senza tana”. Peccato che la stagione riproduttiva di questo genere di ungulati si concentri nel periodo primaverile e che a novembre non esistano piccoli in fase di allattamento.
Tornando alle accuse ai cacciatori, occorre sottolineare che
senza prove a supporto sono molto poco credibili. E tuttavia, se prove ci fossero (ovvero contestazioni formali di infrazioni o reati da parte delle autorità preposste alla vigilanza) dovrebbero essere di una consistenza significativa. Perchè se anche Cianchi e soci avessero visto cacciatori sparare “ad anatre e fagiani, soprattutto, ma anche a tutti gli altri volatili che non avevano più tane in cui nascondersi oppure cibo da mangiare”, quello avrebbero dovuto fare:
farli contravvenzionare dalle proprie guardie volontarie o denunciarli immediatamente alle autorità e non sollecitare interviste ed emettere roboanti comunicati stampa. Altrimenti tacere.
E il
WWF nazionale non farebbe male a prenderne le distanze, visto che se in Maremma insieme alla Protezione Civile c'erano dei volontari, questi erano soprattutto i cacciatori e non certo le sparute schiere di ambientalisti della domenica, tanto bravi nella comunicazione quanto ignavi quando si tratta di rimboccarsi le maniche di fronte ai problemi veri e alle reali emergenze che toccano tutti i cittadini.