Recentemente a Palmi si è tenuto il primo convengo intitolato alla memoria di
Michele Barillaro, insigne magistrato, ma anche cacciatore di ungulati, scrittore e poeta ed esperto di gestione faunistico – venatoria, scomparso la scorsa estate a seguito di un grave incidente d'auto in Namibia, dove si trovava in vacanza per una battuta di caccia. Ad organizzare il convegno, da tempo ideato dallo stesso magistrato, è stata
l'Urca, associazione per cui Barillaro era consigliere nazionale e capo ufficio stampa.
Durante il simposio si è parlato di gestione faunistica in Calabria ed in particolare in Aspromonte con un focus sulla piccola stanziale, e la migratoria, alla ricerca di “uno sforzo comune per il rilancio della fauna selvatica nel nostro territorio”.
Al centro della discussione l'assenza dei dati dati sulla consistenza numerica delle specie stanziali e migratorie, come sottolineato durante la sua relazione da Franco Perco. Un fatto che, ha sottolineato il Direttore del Parco dei Monti Sibillini, è riscontrabile soprattutto al sud: “la maggior parte delle regioni del centro nord – ha detto - possiedono consistenze faunistiche notevoli tanto da soddisfare tutti i vari tipi di fruitori, sicuramente merito anche dei rilievi tecnici e dei volontari delle diverse associazioni venatorie. Piergiuseppe Meneguz, docente gestione faunistiche alla facoltà di Medicina Veterinaria di Torino, ha invece parlato della fauna ungulata, spiegando l'importanza di costituire nuclei di ungulati su terreni marginali della penisola italiana al fine di ripristinare gli equilibri biologici gravemente compromessi, garantendo al contempo lo sviluppo di turismo e gastronomia locale.
Si è parlato inoltre della necessità di immettere caprioli (in tutto l'Aspromonte sono presenti poco più di un centinaio di capi, tutti nell'area Parco) e in un futuro anche cervi. Da ogni intervento è emersa infine l'oggettiva difficoltà di intervento (per esempio sull'immissione di mufloni) a causa dell'imposizione dell'Ispra di immettere solo fauna autoctona e quella dovuta alla presenza di troppi predatori, tra cui il lupo in recente forte ascesa anche in Aspromonte. Infine una nota di demerito va agli ambientalisti. Il resoconto dell'Urca segnala l'assenza delle associazioni ambientaliste anche se tempestivamente invitate e quella dei dirigenti del Parco Aspromonte anch’essi regolarmente invitati e sollecitati anche per mail e per telefono: “evidentemente – conclude Urca - il confronto su basi scientifiche non gli si addice!”.