Rimborsi per vacanze e spese private di ogni genere pagate con i soldi pubblici. Se pensavate che il marcio della politica magnacciona fosse tutto venuto a galla a Roma con l'inchiesta Fiorito, probabilmente vi sbagliate.
In Piemonte nei guai quattro consiglieri regionali, accusati di peculato per irregolarità nella rendicontazione delle spese e per rimborsi che non avrebbero dovuto essere richiesti dalla Procura di Torino. Si tratta di Michele Giovine (che era già stato condannato per la vicenda delle firme false alle ultime regionali), Andrea Stara, della lista Insieme per Bresso, Maurizio Lupi, dei Verdi Verdi e Eleonora Artesio del gruppo 'Per la Federazione Sinistra Europea', tutti raggiunti da un avviso di garanzia nelle ultime ore. L'inchiesta era partita da un'affermazione del deputato del Pdl, Roberto Rosso, in una trasmissione televisiva, durante la quale aveva accusato genericamente un consigliere di essersi fatto rimborsare la settimana bianca a Sestriere. Secondo il quotidiano La Stampa, nello specifico, a Giovine sono contestati 120mila euro, 75mila a Lupi, 60mila a Stara e 12.632euro alla Artesio.
Strano a dirsi ma questi esponenti hanno in comune anche un'altra cosa: una serrata, continua opposizione alla caccia. Sono infatti i loro, solo per citare i più recenti, gli interventi più concitati in consiglio regionale dapprima per promuovere il referendum voluto dagli anticaccia al fine di ridurre specie e giornate venatorie, poi in opposizione al calendario venatorio dell'Assessore Claudio Sacchetto, di cui recentemente Stara aveva anche chiesto le dimissioni a seguito delle decisioni del Tar.