E' stato il sottosegretario all'interno Saverio Ruperto “in conformità a quanto comunicato dai Ministeri dell'ambiente e dell'interno”, a rispondere all'interpellanza in Commissione Agricoltura della deputata Pdl Ceccacci Rubino, e di altri 31 deputati Pdl, sulla necessità di ulteriori limitazioni per rendere più sicura la caccia.
“Si condivide – ha detto Ruperto – la preoccupazione e la necessità di una maggiore attenzione, sia durante l'attività venatoria sia per la custodia delle armi”. Sull'accertamento dei requisiti fisici e psichici il Governo rassicura gli anticaccia, facendo presente che su queste tematiche vi è una costante attenzione del Ministero dell'Interno e richiamando alla modifica della normativa con decreto 204 del 2010 (entrato in vigore a luglio del 2011) che, recependo la direttiva 2008/517CE, ha introdotto nuove modalità di accertamento dei requisiti psico fisici per l'idoneità all'acquisizione, alla detenzione ed al conseguimento di qualunque licenza di porto d'armi, compresa quella per uso di caccia, le quali saranno prossimamente oggetto di un decreto del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell'Interno, previsto dalla stessa normativa.
Il decreto 204 interviene anche sull'idoneità presunta, ovvero quella attribuita a coloro che hanno svolto servizio militare: “tenuto conto che, in molti casi, chi pratica l'attività venatoria ha prestato servizio di leva in un periodo di tempo anche molto lontano, nell'articolo 5, comma 1, lettera d), del decreto legislativo n. 204 del 2010 – dice il sottosegretario - è stata inserita una disposizione di modifica dell'articolo 8 della già citata legge n. 110 del 1975, con la quale la presunta idoneità tecnica al maneggio delle armi opererà soltanto in favore di coloro i quali hanno prestato servizio nelle Forze armate o in uno dei corpi armati dello Stato nei dieci anni antecedenti alla presentazione della prima istanza di rilascio del titolo di polizia.
Gli altri punti toccati dall'interrogazione sono la vigilanza venatoria, le distanze di sicurezza, la ricerca di metodi incruenti per il contenimento ed i piani per l'immissione di fauna selvatica. Riguardo alla prima, il Sottosegretario ha lasciato intendere che esistono già sufficienti misure grazie all'attività svolta da agenti di polizia giudiziaria (principalmente dal Corpo Forestale dello Stato) e dalle guardie venatorie volontarie aderenti alle associazioni. Categorico invece lo è stato sulla distanza di sicurezza al momento dello sparo, “già adeguatamente disciplinata dalla legge” ha detto. Rispetto alla ricerca di metodi incruenti per il contenimento delle specie problematiche, la risposta del Sottosegretario si fa più criptica: “in base alle disposizioni contenute all'articolo 19 della legge n. 157 del 1992, - spiega - si precisa che il ricorso a mezzi cruenti costituisce la soluzione estrema adottabile solo a seguito di risultati negativi su altre possibili, da effettuare con metodi ecologici. In tali situazioni, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) valuta caso per caso, a seguito di appositi studi, e può autorizzare un piano di controllo che può anche prevedere l'utilizzo di armi da fuoco”.
Riguardo, infine, all'immissione della fauna, il sottosegretario precisa che i piani di immissioni vengono valutati e approvati dalle Province con parere dell'Ispra, che certo non appoggia l'immissione di selvaggina che potrebbe arrecare danno alla biodiversità. “Inoltre – spiega Ruperto - è al vaglio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali una proposta di modifica della normativa vigente nella quale verrebbe previsto il divieto di immissione di cinghiali sul territorio, con conseguente sanzione per i trasgressori. Relativamente, infine, all'accesso dei cacciatori all'interno dei fondi privati, secondo quanto disposto dall'articolo 842 del codice civile, si ricorda che una modifica ella norma è stata già proposta numerose volte ed è attualmente al vaglio del Parlamento”.