Sono 26 in tutto i casi accertati di contagio di trichinellosi nell'Alta Valle del Serchio, in Toscana, di cui la stampa locale ha dato conto negli ultimi giorni. Il focolaio epidemico, rassicurano dall'Asl di Lucca, è stato circoscritto rapidamente e le persone colpite dall'infezione (cacciatori e loro familiari) ora stanno tutti bene. I contagiati hanno consumato carne di cinghiale cruda (salsicce) infetta dalla Trichinella, parassita che può trovarsi in alcune carni ma che può facilmente essere scoperto con i dovuti controlli da parte del personale sanitario delle Asl ed evitato con la cottura delle carni o con il congelamento (a - 15°) per almeno 20 giorni o a – 30° per sei giorni prima del consumo.
"Una patologia rara ma presente in tutto il mondo ed anche in Italia - spiega la Asl al quotidiano La Nazione-. Proprio per la sua rarità e per sintomi simili a quelli di altre patologie non è di facile riconoscimento. Gli ultimi casi in Italia risalgono al 2011 in Sardegna, in Toscana non se ne registravano da 20 anni. La macchina che si è messa in moto dopo la comparsa dei primi casi ha permesso di circoscrivere il fenomeno e di effettuare tutte le necessarie operazioni legate alla prevenzione, grazie all'impegno degli operatori della veterinaria e dell'igiene degli alimenti”.
Il contagio ha allertato tutti gli Atc toscani che hanno intensificato le raccomandazioni ai cacciatori. L'Atc 16 di Pistoia ha diramato un comunicato per rassicurare cittadini e cacciatori: “fortunatamente sino ad oggi i continui monitoraggi compiuti nella nostra ATC16 hanno dato esito negativo (e l'occasione è ottima per ringraziare di nuovo le squadre della caccia al cinghiale per la loro preziosa collaborazione), tuttavia come suggerito dai veterinari è opportuno evitare il consumo di carni crude, al fine di eliminare il rischio di infezione in caso di contaminazione”. Nessun allarme dunque ma secondo l'Atc pistoiese giova comunque sottolineare l'importanza delle procedure corrette da seguire per la preparazione ed il consumo della carni di selvaggina di cinghiale che, in aggiunta al piano di monitoraggio in corso, garantiscono la sicurezza alimentare e sanitaria. Chi volesse ottenere ulteriori informazioni non esiti a contattare il proprio atc di riferimento.