Come abbiamo visto negli scorsi giorni la Provincia di Bergamo ha presentato il nuovo Piano Faunistico Venatorio, sottoposto ora alla Giunta regionale per l'approvazione della Valutazione di incidenza. L'uscita del testo si è resa necessaria per anticipare l'udienza al Tar sul calendario venatorio.
Non sembrano entusiasti i rappresentanti dei cacciatori. Se è positivo il giudizio sull'impianto generale del Piano Faunistico, e in particolare, la scelta di abbassare il limite della zona Alpi, per la Federcaccia di Bergamo rimangono nelle scelte della provincia delle incongruenze che non convincono. Anche sulla Zona Alpi: bene l'allargamento ma al suo interno – rileva Lorenzo Bertacchi, presidente della Fidc provinciale, sull'Eco di Bergamo - la distribuzione del territorio chiuso alla caccia non è egualitaria. Ci sono comprensori che risultano più penalizzati di altri: in Valle Brembana le aree “off limits” sono intorno al 7 per cento, in Valle di Scalve si supera il 20%”. Sono poi state inserite delle oasi che non erano state presentate in sede di conferenza Vas: “questo – dice Bertacchi – a mio parere potrebbe esporre anche a dei ricorsi da parte di singoli proprietari delle aree”.
Altra critica riguarda la scomparsa di alcuni capanni (50 anziché i 200 richiesti da Wwf, come ha specificato la stessa Provincia), anche a causa dell'istituzione o dell'allargamento di alcune oasi rifugio. Questo punto è citato da Crs (Civiltà rurale e sviluppo - ovvero il partito uscito dal movimento CRCA), che invece sostiene che “tutti i capanni vanno tutelati e recuperati”.
Ora si attendono le osservazioni che il Cupav (Coordinamento unitario delle associazioni venatorie) da inviare alla Provincia, con la speranza di riuscire ad apportare ulteriori modifiche prima della definitiva approvazione (che probabilmente non arriverà prima della tarda primavera).