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Bana: io insisto sui giovani


venerdì 14 novembre 2008
    

Intervista all'Avvocato Giovanni BanaGiovanni Bana

"Non dimentichiamo che bisogna puntare sull'applicazione delle normative internazionali tenendo conto però delle nostre tradizioni venatorie".

Come anticipato, è nostra intenzione favorire il dibattito sulla questione relativa alle eventuali modifiche legislative in materia di caccia e tutela ambientale.
Abbiamo per questo interpellato alcuni dei tanti attori di questa vicenda che si sta sviluppando sia in parlamento sia nel Paese.
Dopo l'autorevole intervento dell'Onorevole Luciano Rossi, animatore dell'intergruppo Amici del tiro della caccia e della pesca (al quale hanno aderito oltre 130 parlamentari fra deputati e senatori), diamo la parola a Giovanni Bana, Presidente dell'Anuu Migratoristi, instancabile animatore delle attività a favore della caccia sia in campo nazionale che internazionale.

Ecco quanto ci ha dichiarato:
 
"L’ANUU Migratoristi ritiene che nel 2009 possano trovare finalmente spazio intelligenti modifiche della legge 157/92, ormai datata nel tempo, che è bisognevole di interventi nel rispetto delle norme europee ma anche delle diverse esigenze regionali, che l’esperienza consiglia di tenere in debita considerazione.
La Caccia deve essere intesa quale opportunità per una gestione del territorio dove, finalmente, il cacciatore con le sue organizzazioni diventi un reale attore dell’ambiente unitamente al mondo agricolo. Tutto ciò però esige rispetto per l’attività venatoria, anche,  ovviamente, da parte dell’ecologismo che deve passare dalle risposte in negativo a una partecipazione attiva del “fare con”.
In tale contesto si inserisce la nuova figura del cacciatore, soprattutto di quello “giovane” che, oltre a ritenere opportuna un’apertura operativa di dialogo con la società civile, comprenda finalmente il suo ruolo operativo-ambientale perché la Caccia non tanto deve essere difesa, ma piuttosto deve essere fatta conoscere nelle sue molteplici valenze.
L’ANUU Migratoristi ha sempre ricercato il dialogo e non ha mai posto steccati, in questi cinquantanni di attività in difesa delle cacce tradizionali nel rispetto delle costumanze locali, così diversificate da regione a regione, e, forse anche, nell’ambito delle stesse regioni. La CACCIA deve essere fatta comprendere in tutte le sue manifestazioni sul territorio nella consapevolezza di accertarla quale strumento di utilizzo sostenibile nel tempo e nello spazio.
Il dialogo è necessario, il consenso operativo è fondamentale, la preparazione intellettuale e di azione è nel nostro DNA giornaliero, la puntuale organizzazione di tutto il nostro operare quotidiano deve rappresentare, quindi, quella volontà di operare insieme nell’interesse della nuova caccia e Big Hunter potrà essere un veicolo prezioso di idee per una nuova cultura venatoria.
La CACCIA è fatta di cose semplici e semplice e trasparente deve essere la sua divulgazione per una conoscenza delle sue varie forme. Cosa ci possiamo dunque aspettare per il futuro? Dobbiamo crescere sempre di più come negli altri Paesi europei su seguenti temi:

1) una ramificazione più concreta sul territorio e nella vita delle comunità locali;

2) un’attenzione privilegiata ai giovani, quale risorsa di lavoro, nella gestione del territorio anche in difesa della ruralità per non perdere la biodiversità propria dei nostri territori;

3) una ricerca di sintesi tra le tradizioni del passato, cultura profonda delle nostre genti, e il forte impegno nella dinamica sociale che deve sempre di più essere rappresentata anche dalla CACCIA nella sua accezione più lata.

Tutto ciò premesso, i sintomi del rinnovamento si notano in molti giovani dirigenti locali, che privilegiano ormai il rapporto con le collettività locali e con i problemi propri della tutela del territorio unendo il tessuto umano delle varie realtà ivi operanti. Se il mondo dei cacciatori con le sue organizzazioni non più tese alla tessera o alle vuote parole di alcuni suoi Presidenti, che si muovono unicamente per compiacere al partito o al desiderio di rimanere in carica “a tutti i costi”, saprà smascherare l’effettiva inesistenza sul territorio di tanti altri soggetti che hanno predicato di difendere l’ambiente solo per dire NO, la CACCIA potrà diventare una struttura partecipe della società come tante altre. E’ una sfida che deve trovare i cacciatori pronti e molto determinati. Nel contempo si devono aprire le porte ai giovani, quale forza privilegiata per la gestione del territorio e la tutela delle tradizioni, cui deve essere indirizzato il nostro rinnovato impegno. Crediamo di avere avuto da tempo la sensibilità di comprendere che i processi sociali sono sottili e complessi, imponendo ai nostri avversari un impegnativo salto di qualità culturale, sociale e ambientale se vorranno ancora porsi quali interlocutori veritieri. Noi dell’ANUU Migratoristi riteniamo di ricevere ampia condivisione dalle altre Associazioni venatorie che hanno positivamente considerato la nostra attitudine e il nostro operato in questi mesi di un nuovo pensare politico italiano. E così speriamo sia anche in campo venatorio!".

Il Presidente ANUU Migratoristi
(avv. Giovanni Bana)

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3 commenti finora...

Re:Bana: io insisto sui giovani

Voglio ritornare sull’argomento.Si fa un gran parlare di modifiche alla 157/92 e non è dato sapere cosa si va a modificare. Quando sento parlare di modifiche mi vengono i brividi perché ogni volta che si è modificato qualcosa è stato sempre in senso restrittivo. Viene auspicata una collaborazione con il mondo ecologista dei “fare con” ma intanto loro fanno i fatti cioè sistematicamente continuano a sfilarci ettari su ettari di territorio alla faccia delle percentuali a noi assegnate mentre le nostre organizzazioni cosa fanno? Chiacchierano, chiacchierano intorno a un tavolo e dietro una bottiglia di acqua minerale senza partorire niente. Parlano di nuovi assetti, della nuova figura del cacciatore, dei giovani, di incontri con il mondo agricolo e intanto si perde tempo ma soprattutto non sento parlare di recupero del territorio. Eppoi questa auspicata collaborazione con i “fare con”, su che cosa si basa? Per caso sono disposti a restituirci il maltolto? E’ impensabile tutto ciò e allora di cosa stiamo a parlare cosa dovremmo gestire. Il mio “I have a dream” invece sarebbe quello di sentir dire: recuperiamo aree demaniali precluse alla caccia da tempi immemorabili, ex zone 52 ecc. le stesse zps , perseguiamo una politica di diradamento del cacciatore, così facciamo contenti anche gli agricoltori che si vedrebbero alleggerire la pressione venatoria sulle loro terre. Consorziamo i comuni all’interno delle zps nel senso di istituire allevamenti di avifauna stanziale da irraggiare sul territorio (creando anche qualche posto di lavoro) in maniera consistente dopo aver fatto una adeguata campagna di lotta ai nocivi, fidelizziamo il cacciatore al proprio territorio senza spopolare certe zone e sovraccaricarne altre, aumentare i controlli al fine di tenere sotto controllo il prelievo giornaliero dei capi e tante ancora di altre idee che quelle si andrebbero discusse e messe a punto. Di tutto questo però non ne sento parlare, solo un bla bla politichese. Non me ne voglia

da Carlo 16/11/2008 17.12

Re:Bana: io insisto sui giovani

La verità è che ognuno coltiva l'orticello proprio e intanto la caccia va in rovina. Lei Avvocato ha ragione mettiamo i giovani e togliamo le baronie a chi ormai a perso il senso della caccia e pensa solo a casa propria. Mi domando però se non abbia ragione Carlo che mentre stiamo quì a fare bei discorsi quando avremmo trovato l'accordo che inevitabilmente va trovato tra tutte le associazioni non avremo più terra sotto i piedi e non in senso metaforico. Parchi, zps, oasi, demani e pure le riserve private và rivisto tutto o la caccia rimarrà patrimonio di pochi eletti e ricchi che non riconoscono un fagiano da una starna, non hanno il cane e il sabato e la domenica vanno a sparare come se fossero in pedana al piattello.

da Giacomo 15/11/2008 18.35

Re:Bana: io insisto sui giovani

Sarò franco nel mio commento come lo sono nella vita.Nessuno si offenda.Ho riletto un paio di volte l'articolo ma la sensazione che ne ho ricavato è quella che sono state dette tante parole belle che esprimono idee condivisibili ma vuote. Si parla di gestione del territorio, difesa della ruralità delle tradizioni di movimenti,organizzazioni e chi più ne ha più ne metta ma...ma tutto questo finalizzato poi all'esercizio della caccia in proiezione futuristica...ma dico io, dove possiamo esercitare la nostra passione, applicare tutti questi buoni intendimenti se manca il territorio? Bisogna dire stop a questa continua emorragia di territorio a favore di chi vuole seppellire la caccia. Non si sa più dove andare tra parchi,oasi,zps, sempre più cacciatori rinchiusi nei ghetti, questo è il vero problema, il territorio.Bisogna perseguire la politica della rarefazione del cacciatore e per questo c'è bisogno di spazi.Diversamente è inutile parlare di difesa del territorio a meno che per territorio non s'intenda il terrazzo di casa nostra.A me sembra talmente chiara questa cosa che non capisco poi come possano realizzarsi tutte queste alchimie verbali senza l'elemento principe. Prima mettiamo dei punti fermi dei paletti ai nostri territori anche riappropiandoci del maltolto e poi ha un senso parlare della sua gestione.

da Carlo 15/11/2008 15.56