Per il sindaco delle Tremiti, Antonio Fentini, quella sulla caccia (chiusa sulle isole dalla costituzione del Parco, nel 1995) è diventata una battaglia di principio. “Non siamo una riserva indiana – dice su Repubblica - . Abbiamo diritto ai nostri spazi, al pari di tutti gli altri. Tra un po' ci costringeranno ad abbandonare le nostre isole". La delibera approvata all'unanimità (per aprire un regime di caccia controllata sulle isole), è stata attaccata in primis da Wwf, che ha accusato il comune di voler legalizzare il bracconaggio, visti i limiti imposti dal Parco. Accuse respinte da Fentini: "non voglio sentire parlare di bracconaggio - dice - ma dell'esercizio di caccia controllata. Per di più riservato ai soli residenti e in periodi stabiliti. Stiamo parlando di 15, forse 20 cacciatori al massimo. Non è questo che può mettere in pericolo la fauna delle Isole Diomedee".
"Non chiediamo altro che zone-cuscinetto - sottolinea Fentini -, degli spazi di tolleranza o di gestione controllata come accade altrove dove sono state 'scoperte' le aree contigue". Si parla di due aree, a San Domino e a San Nicola.
La questione va ben oltre alla situazione delle Tremiti. Si discute dell'istituzione Parco e del suo potere di condizionare la vita dei cittadini che loro malgrado vi si trovano coinvolti, abitando in quelle aree. I "segni della ghettizzazione” per il sindaco Fentini, sono “ormai evidenti ed impressi sui volti dei pochi isolani rimasti ancora legati alle proprie radici storiche".
Di contro, evidenzia il sindaco, i veri problemi delle Tremiti (a cui dovrebbero maggiormente interessarsi anche le cosiddette associazioni ecologiste) sono l'abusivismo edilizio, le ricerche di petrolio in Adriatico e l'inquinamento del mare. Sono queste le cose che il Parco finora non ha impedito e che mettono realmente in pericolo la flora e la fauna delle isole, per non parlare delle conseguenze sul turismo. Non certo una decina di cacciatori che dedicano qualche domenica alla loro passione.