Il Consiglio Direttivo del parco Nazionale dello Stelvio ha chiesto aiuto ai cacciatori per l'abbattimento dei troppi cervi presenti all'interno del parco che stanno creando problemi nei centri abitati e sono causa di danni alle coltivazioni, ai pascoli e minano l'equilibrio dell'ecosistema. Il piano di abbattimento stabilisce il prelievo di 1700 cervi nei prossimi cinque anni. Si tratta di un numero senza precedenti per rispondere ad una situazione d'emergenza secondo quanto dichiarato da Ferruccio Tomasi, presidente del Parco “in Alto Adige gli abbattimenti sono cominciati da qualche anno, ora li estenderemo in alcune zone della Lombardia e del Trentino dove i problemi sono enormi. Bisogna stare attenti ad andare in macchina, perché i cervi spuntano sulla strada, oppure capita di ritrovarseli nel giardino di casa in gruppi di quattro, come mi è capitato qualche sera fa. La popolazione si ribella per i danni alle colture, ci chiedeva di provvedere».
I cacciatori avranno la possibilità di cacciare cervi all'interno del parco, con i dovuti controlli dei guardiaparchi, dopo aver seguito un apposito corso di formazione.
Su questo provvedimento è già stato annunciato dagli ambientalisti il solito ricorso al Tar e alla Corte di giustizia Europea. Il Wwf ha contestato il tariffario concesso ai cacciatori, che per mezzo del presidente nazionale Enzo Venini, ha fatto sapere che si tratterebbe di una "svendita e un cedimento alla lobby dei cacciatori", dimenticando che i 7500 cervi presenti in assenza di predatori sono la maggiore causa di squilibri dell'ecositema del parco. Con 15 - 20 esemplari per ettaro, questi animali tolgono spazio vitale ad altri e impoveriscono le risorse del bosco.