Riceviamo e pubblichiamo:
Premessa la nostra assoluta “laicità” nell’affrontare l’argomento; premesso che non ci attardiamo in analisi sul potere spirituale e temporale della Chiesa cattolica, sul quale già tanti hanno scritto nei secoli; premesso che le cose non sono sempre come sembrano e che agli alti livelli spesso e volentieri si dichiara il contrario (o quasi) del vero e del verosimile; premesso che l’apparenza sovente inganna; premesso infine che il paragone che ci apprestiamo a fare potrà forse apparire sproporzionato rispetto ai temi che ci sono cari, ebbene, tutto ciò premesso è indubbio che la lezione impartita al mondo da Papa Ratzinger sia stata di notevolissimo spessore.
In una parola, l’auto-riconoscimento della propria inadeguatezza compiuto da Benedetto XVI – che sia per motivi di salute, di età, di stanchezza fisica e spirituale, di rigetto degli intrighi di palazzo, di tutto questo insieme e magari di altro ancora che non è dato sapere – è stato il gesto più eclatante che si ricordasse negli ultimi 600 anni di storia del Papato. Non solo, probabilmente si è trattato del gesto più sbalorditivo rispetto all’andazzo dei potenti di ogni epoca e luogo, che non a caso sta sollevando scalpore in ogni angolo del pianeta, che sia oppure no di fede cattolica. Non vogliamo aggiungere sproloqui ai molti che stiamo leggendo e ascoltando in questi giorni, bensì unicamente una modestissima riflessione: possibile che un simile sussulto di autocoscienza sulla propria inadeguatezza, con tanto di ritiro dalle scene, sembri non cogliere mai il dirigente venatorio medio? Evitando di insignirci dei titoli di giudici e censori, non possiamo però evitare di rammentare i numerosi, troppi dirigenti venatori incontrati qua e là per l’Italia nel corso degli ultimi venti anni che avrebbero ben dovuto dedicarsi a tutt’altro, lasciando il loro posto a persone più preparate e capaci di rappresentare e gestire la caccia, che significa molto di più che staccare tessere e organizzare “fagianate” e cene sociali.
Dirigenti inadeguati che non mancano in nessuna associazione venatoria, nazionale o regionale che sia, specializzata o generica, politicizzata oppure apolitica, compresa quella di appartenenza di chi scrive. Purtroppo pare di predicare nel deserto, come in epoca lontana fece qualcuno più famoso di noi. Un maggiore interessamento da parte della base contribuirebbe senza dubbio ad accelerare il ricambio in tutti quei casi dove l’autocoscienza manca, ma troppi sono pure i cacciatori che nemmeno sanno quale tessera abbiano in tasca, solo perché affidano la propria scelta all’amico o all’armiere di turno sulla base del gadget più bello che gli viene offerto in cambio dell’adesione… Così dove vogliamo andare? Speriamo che la lezione dettata dal Papa venga colta anche dal nostro piccolo-grande mondo della caccia, una passione e un’attività straordinaria che merita assai migliore destino di quello che sta subendo a causa nostra.
Massimo Marracci