La relazione introduttiva di Massimo Logi, presidente del consiglio dei presidenti regionali Arci caccia, ha aperto oggi, venerdì 8 marzo, il X congresso nazionale dell’associazione in corso presso l’Hotel Villa Ricci di Chianciano Terme (Siena). Nel corso dell’evento, che vede la presenza di circa 120 delegati provenienti da tutta Italia oltre ad esponenti del ricco e diversificato mondo associativo, istituzionale e politico nazionale, verrà definita la piattaforma programmatica e saranno eletti gli organismi dirigenti.
Durante il suo intervento Massimo Logi ha posto l’esigenza di un radicale rinnovamento delle politiche venatorie, indispensabili per mantenere le propria vocazione e per consolidare il ruolo della caccia nella società, ed ha lanciato alcune proposte al nuovo governo ed al nuovo Parlamento. In primo luogo “la necessità che i beni comuni, come appunto la fauna, vengano sottratti alle logiche del mercato e del profitto ed utilizzati come risorsa imprescindibile legata alla tutela del paesaggio, alla riscoperta della cultura rurale ed alla valorizzazione delle molteplici vocazioni agricole territoriali. E’ questo l’obiettivo dell’appello ‘Fauna Bene Comune’ proposto da Arci Caccia e Legambiente, con l’adesione di Federparchi, Cia e Coldiretti. Un appello che si trasformerà in un comitato promotore capace di coniugare la conservazione con la gestione, per tutelare il patrimonio faunistico nazionale, uno tra i più ricchi d’Europa”.
“Altra tematica fondamentale – continua Massimo Logi – è rappresentato da un nuovo patto tra il mondo agricolo e quello venatorio; una nuova sinergia che preveda risorse per la gestione diretta degli agricoltori di territori a fini faunistici, per la realizzazione di interventi ambientali per la produzione di fauna naturale come opportunità di reddito integrativo”.
“Entrambe le questioni (Fauna bene comune e nuovo patto con gli agricoltori) hanno quindi bisogno di una nuova fiscalità generale. A partire da una corretta rimodulazione delle imposte connesse alla caccia in modo da destinare risorse per la gestione dell’attività venatoria direttamente sui territori, per sovvenzionare le aziende agrarie che operano nella gestione faunistica e per assicurare i risarcimenti dei danni causati dagli animali selvatici”.