Sono ancora in corso tutti gli accertamenti del caso sulla contaminazione da radioattività di alcuni esemplari di cinghiali cacciati nella Valsesia. La riunione tenuta questa mattina dal Ministro della Salute, Renato Balduzzi, con l'istituto zooprofilattico di Torino e le altre autorità coinvolte, ha posto le basi per una indagine seria sulla questione. In attesa di comunicati ufficiali possiamo tracciare un quadro della situazione per tranquillizzare i cacciatori.
Anzitutto, come ha confermato alla stampa al termine del summit di questa mattina Maria Caramelli, Direttrice del Centro Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle D'Aosta, i cacciatori e le loro famiglie non corrono alcun pericolo, proprio perchè il sistema delle carni è molto controllato grazie alle analisi cui gli stessi cacciatori sottopongono le carcasse obbligatoriamente, per escludere contaminazioni parassitarie. E i cacciatori coinvolti, anche in questo caso, sono stati prontamente avvisati in modo da evitare qualsiasi consumo.
Ora, ha detto la Caramelli, si tratta di stabilire piani di monitoraggio immediati nelle aree dell'arco alpino, sarà il ministro, ha aggiunto, a comunicare come e dove procedere. Ad ogni modo le zone “radioattive” sembrano molto circoscritte. “Stiamo stilando una mappa – ha detto Caramelli – che evidenzia una concentrazione a punti, quindi non diffusa, nell'aria del comprensorio alpino della Valsesia”. In pianura e in provincia di Cuneo gli animali sono risultati non contaminati, le analisi evidenziano valori pari a zero.
La radiattività. “Siamo abbastanza sicuri che tutto questo sia conseguenza diretta dell'incidente di Cernobyl – ha spiegato la studiosa -, il Cesio 137 è il tipico indicatore dell'incidente di Cernobyl . Questo è quanto riscontrato in altri studi in altri paesi europei”, lo stesso elemento riscontrato nei cinghiali radioattivi in Germania qualche anno fa. Su questo punto si esprime anche l'Arpa, escludendo l’ipotesi che la fonte possa essere la vicina centrale nucleare di Trino in disuso dal 1987, e, come fatto anche dal Ministero, imputa la contaminazione all'incidente di Cernobyl dell'86.
"Stiamo verificando. Può darsi sia ancora un esito di Chernobyl perché il tempo di dimezzamento della radioattività è molto lungo, per cui è possibile". Ha aggiunto nelle ultime ore il Ministro dell'Ambiente Corrado Clini. "Stiamo facendo una verifica - precisa il ministro - e non sono in grado di dare altre indicazioni".