Lo ha affermato il responsabile Avifauna Migratoria di Fidc, Michele Sorrenti, durante il convegno organizzato da Fidc sulla caccia nel meridione, tenuto negli scorsi a Martina Franca (TA). "Nessuna variazione va fatta - ha detto Sorrenti ricordando come la guida per la stesura dei calendari inviata dall’Ispra alle Regioni preveda forti limitazioni sui periodi e sui prelievi delle singole specie, in modo particolare per il tordo bottaccio e la beccaccia - che non sia in linea con quanto previsto dai Key Concepts, che fissano la decade d’inizio della migrazione prenuziale di ogni singola specie, avendo le Regioni nel fissarne i periodi di prelievo la facoltà di avvalersi della sovrapposizione di una decade prevista dalla Guida interpretativa della direttiva 79/409 e del documento “Ornis”.
Per il bottaccio in particolare, gli studi fatti sul territorio nelle stazioni di inanellamento presenti in Puglia, Calabria, Umbria e provincia di Salerno, ha continuato Sorrenti, dimostrano che l’inizio della migrazione prenuziale avviene ben oltre la 1^ decade di febbraio, il che ne consente legittimamente il prelievo fino al 31 gennaio, unitamente al sassello. Tesi confermata dai dati ornitologici esposti dallo studioso Sergio Scebba, che ha sottolineato come dall’inanellamento e monitoraggio di allodole in provincia di Caserta e turdidi nella provincia di Latina e Lecce, emergano flussi costanti di migrazione per le prime nelle aree della fascia tirrenica monitorata, e picchi di migrazione per i turdidi a partire dalla 2^ decade di febbraio.
Si punta su una sempre migliore conoscenza delle migrazioni anhe per la beccaccia, come sottolineato da Alessandro Tedeschi che ha parlato delle ricerche promosse dall’Ufficio avifauna: dal progetto “Scolopax Overland” che si avvale del sistema radio tracking satellitare, ad “ali regali”, al progetto “Tempo reale” e a quello “lotta alla posta infame”.
L’attenzione finale, ma non di minor rilievo, è stata rivolta alle problematiche dei territori che vengono sistematicamente e sempre più massicciamente sottratti alla caccia, intesa anche come gestione, alla “parcomania”, che soprattutto al Sud viene presentata come panacea di tutti i mali ambientali; alla mancanza di certezze, alla restrizione continua di spazi e territori che, come sottolineato dal vice presidente Fidc Antonio D’Angelo, stanno soffocando la passione venatoria. Di qui l’impegno comune, lo sforzo verso l’unificazione dell’associazionismo venatorio, per aprire uniti un confronto con le Istituzioni. “Il solo modo - ha concluso D’Angelo - per salvare la caccia e tutto ciò che essa rappresenta in termini di emozioni, passione, tradizione, cultura, economia”.
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