Il solito Balocco, noto ambientalista anticaccia piemontese, nel suo blog sul Fatto Quotidiano ancora una volta sente la necessità dire che non può darsi pace per ciò che è successo in Piemonte in merito al referendum sulla caccia. Lo fa con una cronistoria dettagliata, che parte da quel lontano 1987, anno della famosa raccolta firme per intervenire su alcuni punti della legge regionale sulla caccia, fino ad arrivare alle ultime vicende della giunta Cota, che hanno portato a scavalcare la tornata elettorale, abrogando la vecchia legge. In mezzo tutte le vicende giudiziarie, le sentenze e i ricorsi.
Balocco punta il dito contro la nuova riforma regionale, che sembra andare nell'opposta direzione, prevedendo invece maglie più larghe per arginare l'incessante incremento della fauna selvatica, soprattutto ungulata, e ridurre così i danni causati soprattutto nelle aree protette. La demagogica rincorsa ad un buonismo iperprotettivo, basato su firme raccolte quasi trent'anni fa, si scontra quindi con i problemi reali e con le dovute cautele, chiare nell'atteggiamento tenuto finora dalla Regione, che ha tenuto conto anche della tutela di un'attività praticata liberamente ovunque e garantita da leggi nazionali e internazionali.
Senza contare l'enorme sperpero di risorse (si è parlato di oltre 22 milioni di euro che la Regione avrebbe dovuto sborsare per organizzare il referendum), referendum che, a detta degli stessi proponenti, non avrebbe raggiunto il quorum. Ma ecco la soluzione dai grillini, dice lo stesso Balocco (immaginando già un referendum nazionale sulla cacca), che nel loro programma passano direttamente all'abolizione del quorum. Così a decidere potranno essere loro, se il resto degli italiani se ne disinteresseranno. L'unico obbiettivo di Balocco e dei grillini che hanno caldeggiato più di tutti in Piemonte la celebrazione del referendum, sembra quindi quello di annientare la caccia e i cacciatori, visto che una buona parte dei piemontesi, dice, non la vogliono.
Nel blog dell'animalista incallito troviamo un commento degno di nota. A scriverlo è Ezio C., eccolo: “Le domande significative da porsi, a mio modesto avviso, sarebbero:" C'è una sola legge, norma o normetta tra le centinaia di migliaia presenti in Italia, che obblighi qualcuno ad andare a caccia, con ciò che banalmente ne consegue??" ...Ed ancora: " La democrazia, di cui alcuni si riempiono la bocca, è fatta esclusivamente di numeri di percentuali di "pro" o "contro", o piuttosto di conoscenza (CONOSCENZA!!!!) , comprensione e tolleranza??" Non li ho vissuti in prima persona ma da cosa mi hanno raccontato, pare che in certi luoghi ed in determinati periodi storici, vi fossero assolute maggioranze di umani che bramavano "cose" che poi si rivelarono vere e proprie assurdità. Mi chiedo infine se arriverà mai il giorno in cui l'essere umano non avrà più bisogno di trovare la strega di "turno" da bruciare sul rogo. Un capro espiatorio da sacrificare per mimetizzare la sua, dell'essere umano, ipocrisia e confortare la sua, sempre dell'essere umano, inadeguatezza. Chissà... Vedo comunque, su questo sito, la foto del mai troppo compianto Indro Montanelli. Un grande uomo ed un appassionato cacciatore! E non mi resta che rimpiangere i bei tempi andati, di un'Italia più povera ma al contempo immensamente più ricca". Chi volesse leggere (e commentare) l'articolo originale, lo trova qui |