Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione di
Marco Ciarafoni, Responsabile Biodiversità e Politiche Faunistiche PD:
“Siamo pastori e non criminali. Io allevo pecore in modo tradizionale, portandole tutti i giorni al pascolo, dal 1977, e penso di poter dire di avere una certa conoscenza. La pecora esiste ancora oggi solo grazie a questa attività: non sopravvivrebbe allo stato brado. O si pensa di aprire zoo, per conservare gli animali come nei musei, oppure non si sa di cosa si sta parlando. Spariranno pastori, pecore, agnelli e anche il formaggio: perché solo togliendo l'agnello si può prendere il latte alla pecora. E' un ragionamento semplice, ma che può fare solo chi ha messo piede almeno una volta in stalla - E aumenterà l'inquinamento perché le greggi al pascolo, e l'allevamento tradizionale, contribuiscono al mantenimento della biodiversità e alla riduzione di CO2, attraverso la ricrescita dell'erba. E tengono sotto controllo il rischio idrogeologico e gli incendi”.
“Paragonati alla criminalità organizzata che imbottisce i cani di cocaina, attaccati in modo indiscriminato. Dobbiamo scomparire, come già sta accadendo per la situazione economica e la concorrenza di prodotti sottocosto dall'estero? Lo dicano apertamente. Ma dicano anche che, con noi, sparirà un sistema economico che ha fatto di queste montagne quel patrimonio ambientale che ora tutti ci invidiano, spariranno i borghi, e spariranno anche le pecore”.
Mi hanno colpito le parole di Nunzio Marcelli, presidente dell’associazione allevatori ovicaprini d’Abruzzo che ho letto questa mattina in una intervista realizzata da www.rete5.tv. Parole semplici, crude e determinate di chi sente addosso la croce ingiusta del pregiudizio ideologico e della deriva culturale. Attacchi integralisti, ancorché minoritari, che mal si conciliano, di contro, con l’esigenza di affermare un nuovo umanesimo che affida agli esseri umani le responsabilità, da incrementare, nei confronti del mondo fisico e biologico. Peraltro queste responsabilità, che sfuggono a chi pratica l’intolleranza, hanno o dovrebbero avere una dimensione scientifica ed etica perché richiamano la necessità di una maggiore consapevolezza dell’impatto che le azioni degli uomini hanno sugli equilibri naturali e sugli altri esseri viventi. Ridurre una sensibilità ad una proposta fatta di precetti, divieti, aggressioni è davvero sbagliato perché non solo si pone di traverso contro quel protagonismo culturale e secolare in tante attività, non ultima quella gastronomica, che hanno accompagnato storia e legami tra uomini e animali ma anche con la ricerca di evoluzioni più concrete sul tema del benessere animale. E’ più facile invece alzare gli steccati, alimentare il conflitto piuttosto che cimentarsi con il governo delle cose, con gli interessi collettivi. E dire che in questa fase così difficile, l’Italia dovrebbe tornare a fare l’Italia partendo dalla forza, dalla bellezza e dalle vocazioni dei suoi territori e delle sue tradizioni. Invece c’è chi non trova di meglio che tuonare il disgusto contro la maggioranza degli italiani, quegli stessi che tentano di resistere e cercano di guardare il futuro con rinnovata fiducia.
Marco Ciarafoni
Responsabile Biodiversità e Politiche faunistiche del Pd