“Gli accadimenti di questi giorni, da Grosseto a Siena, fortemente imbevuti del fondamentalismo animalista, rischiano di provocare la paralisi della gestione faunistica in Toscana; il mondo venatorio non è disponibile ad essere individuato come il centro di tutti i mali e di tutte le responsabilità". Lo dichiara il Presidente di Arci Caccia Toscana, Fabio Lupi.
Lupi si riferisce in particolare ai "paventati tagli al comparto faunistico – rispetto ai quali non sussiste ancora nessuna certezza nonostante queste risorse siano uscite dalle sole tasche dei cacciatori" e alla "guerra in atto per asciugare i bilanci degli A.T.C. per indirizzarli sul solo fronte dei risarcimenti danni impedendo i necessari investimenti per la corretta gestione faunistica", oltre che alle "ostilità verso forme di assistenza e servizi per i cacciatori", e alla "mancanza di una strategia largamente condivisa per risolvere i grandi nodi della legislazione nazionale".
Ovvero "il rapporto tra aree protette e territorio a caccia programmata, danni e fiscalità generale, ruolo dell’Ispra e competenze regionali", cose che, dice Lupi, "stanno creando il concreto rischio, – specie ora che si cementa con l’onda montante dell’animalismo becero ed irresponsabile che ha una forte rappresentanza parlamentare – di condurre, in tempi rapidi, ad una completa paralisi della gestione faunistica e al conseguente abbandono da parte del mondo venatorio delle azioni necessarie al governo delle popolazioni selvatiche".
Lupi parla di conseguenze molto pesanti che avrebbero un impatto sociale di vaste proporzioni e che neanche gli interventi di ordine pubblico riuscirebbero a risolvere. "A meno che i vari gruppi animal-ambientalisti non vogliano loro farsi carico delle operazioni gestionali, - dice - a partire dal controllo degli ungulati e del risarcimento dei danni alle coltivazioni. Sarebbe curioso vedere come se la cavano e come reagirebbero gli agricoltori ogni qualvolta vi fosse un danno!".
"E’ dunque necessario - conclude - che torni in campo la ragionevolezza di tutti coloro che hanno a cuore la gestione della fauna selvatica come tema di interesse generale e che riemerga con forza la cultura di quella sana ruralità capace di entrare in sintonia con le vere emergenze del Paese”.