In Inghilterra si è aperta una bagarre mediatica sul mercato della tecnologia ottica. La disputa, riportata dal quotidiano Il Giornale, è legata ad un famosissimo brand che produce macchine fotografiche. Alcuni fotografi naturalisti, evidentemente convinti di conoscere il solo e unico modo di amare e vivere la natura, imputano alla casa giapponese (Nikon) una colpevole connivenza (come se di attività illegale si trattasse) con la caccia, a cui si attribuiscono i più infami crimini contro la natura. La colpa dell'azienda, su cui si è abbattuta la polemica partita dal quotidiano inglese The Indipendent – che ha rivolto alcune domande dei suoi lettori alla casa produttrice - , è quella di aver messo sul mercato dei potenti mirini ottici per la caccia grossa “perfetti per chi cerca una pericolosa avventura nel continente nero”, come recita la campagna pubblicitaria.
Nell'articolo del Giornale (a parlarne è il solito Oscar Grazioli, veterinario e giornalista, spesso pro Brambilla) si fa confusione tra la caccia grossa praticata oggi in Africa, la cui sostenibilità è ormai riconosciuta nei numeri e nei fatti (dove c'è, esistono anche i parchi nazionali e le strutture scientifiche per tutelare le specie oggetto di caccia) e quella che svariati decenni fa, come avviene con il bracconaggio oggi nelle zone più abbandonate, ha causato la decimazione di alcune specie, oggi in pericolo di estinzione.
Si afferma anche, facendo di tutta l'erba un fascio, che i rinoceronti sono stati ridotti a poche migliaia di unità a causa della caccia grossa, facendo pensare che oggi i prelievi possano avvenire in maniera del tutto indiscriminata a discapito della salute di questa specie. La verità è un'altra: i rinoceronti, così come gli elefanti e i grandi felini africani, sono minacciati laddove i soldi dei ricchi turisti occidentali non arrivano a creare un tessuto sociale ed economico in grado di proteggerli. Da parte sua l'azienda in questione, si è limitata ad un no comment alle richieste del giornale inglese, mentre in America la stessa azienda si è difesa sottolineando che la produzione dei mirini ottici serve anche a cacciare predatori nocivi come il coyote o per tenere sotto controllo il proliferare dei tacchini selvatici. La diretta concorrente, Canon, intanto, si è smarcata, creando uno spot ad hoc per gli anticaccia: "Come vedete - recita lo slogan - noi aiutiamo a costruire un mondo migliore. Aumentare gli investimenti per le specie in via d'estinzione è una delle vie attraverso cui Canon si muove". |