No all'abbattimento dei cinghiali nell'oasi Wwf: lo dice l'associazione cinghialai della Provincia di Pistoia, che in questi giorni sui quotidiani locali si sta opponendo agli abbattimenti avviati dalle guardie venatorie nell'area ex Smi a San Marcello pistoiese, oggi gestita dal Wwf. Gli abbattimenti secondo i cacciatori devono essere fatti nelle aree non vocate, dove il cinghiale fa realmente danni, ma non in quell'oasi, "in piena area vocata, cioè dove secondo il piano faunistico provinciale di Pistoia la presenza del cinghiale è compatibile con il territorio. Siamo assolutamente contrari al suo abbattimento oltretutto in forma metodica, indiscriminata e con l’ausilio dell’appastamento”.
“Abbiamo assistito – sostengono cinghialai e Federcaccia - a cose che assolutamente non approviamo: con un metro di neve, con gli animali affamati e alla disperata ricerca di cibo, si sono richiamati all’interno dell’oasi ex area Smi con abbondanti quantità di cibo, sono stati attirati entro recinti appositamente predisposti e qui abbattuti dalle guardie provinciali. Fortuna che è un’oasi gestita dal WWF. Ma la cosa che non può essere tollerata è che dentro quei recinti, per via della fame, non sono stati attirati solo quei pochi animali ancora presenti nell’oasi, ma anche quelli che stazionavano a chilometri di distanza”.
Secondo i cacciatori le motivazioni portate non reggono: i danni sono vicini allo zero nel raggio di 200 metri dall'Oasi, come risulta dai dati dell'Atc e la densità della popolazione è del tutto accettabile, visto che va considerata l’intera area vocata della provincia di Pistoia, per cui si è dentro i parametri stabiliti.
“Ci chiediamo, e domandiamo, se fossero stati i cacciatori ad abbattere dei cinghiali in un oasi gestita dal WWF cosa sarebbe successo? Forse ci sarebbe stata un’interpellanza parlamentare in merito. Per queste ragioni e per la sordità della Provincia alle pacate richieste giunte dall’associazione cinghialai e da Federcaccia crediamo che debba essere presa in seria considerazione e messa in atto ogni azione di intervento. Non ultima la sospensione di qualunque forma di collaborazione con l’amministrazione provinciale per tutti quegli interventi a salvaguardia dell’agricoltura che fino ad oggi sono stati attuati. Siamo consci e dispiaciuti perché questa posizione potrebbe creare problemi, ma non abbiamo altre alternative e speriamo che la nostra protesta sensibilizzi anche il mondo agricolo il quale dovrebbe essere nostro alleato in questa battaglia. I cacciatori sanno benissimo che in primo luogo deve essere tutelato quel mondo. Protetto da tutte quelle specie che possono incidere negativamente sulle coltivazioni. Fino ad oggi lo hanno dimostrato e vorrebbero continuare a farlo a condizione che si trovi un punto d’incontro che soddisfi ambedue le parti. Perché anche gli agricoltori sanno benissimo che, in questo caso, senza l’aiuto dei cacciatori non si va da nessuna parte”.