Tre parole: tradizione, contatto con il territorio, e conoscenza. La caccia brevemente si potrebbe riassumere così. Ed è con questo spirito che la Libera Caccia pistoiese, con il suo stuolo di giovani cacciatori (e cacciatrici) ha partecipato a Floraviva, manifestazione pesciatina dedicata al mondo delle piante, ma ancha a ruralità, ambiente e cultura. Nella due giorni di Floraviva, grazie alla sensibilità e all'interesse della preside e di alcuni insegnanti volenterosi e riflessivi (la manifestazione si è tenuta all'Istituto Tecnico Agrario Statale di Pescia, uno dei più famosi d'Italia), la caccia è stata tra gli ospiti della manifestazione, dando ai cacciatori modo di parlare, discutere e, cosa più importante, informare.
L'esperienza ci viene raccontata dalla cacciatrice di Anlc Rowena Giacomelli (foto in basso a destra): "Mio nonno - dice - mi ha insegnato a credere nel mio nome, come eredità acquisita di un mondo rurale; mio padre mi ha insegnato a vivere nei fatti, e a saper mettere davanti a ogni cosa il proprio territorio e la passione; altri mi hanno insegnato la profonda importanza dell'esperienza e del tramandarla, e oggi come donna formata nella psicologia provo a dimostrare che pazienza e comunicazione possono essere la quadriglia dei giovani che porteranno avanti il futuro venatorio. Mi faccio conoscere, come abbiamo fatto in questi due giorni, perchè se pur non sono gli strumenti tipici di chi ama il silenzio della natura, sono necessari per superare la disinformazione e le battaglie trasversali che vengono compiute contro il mondo venatorio".
"Non siamo esaltati che imbracciano un fucile senza regole - spiega Rowena -, non siamo distruttori dell'ambiente, non siamo insani assassini, ne ignoranti medioevali, tutt'altro". "L'ultimo rapporto dell' ISPRA, l'istituto scientifico incaricato di monitorare il sistema faunistico, istituto totalmente dissociato dalla caccia - argomenta la cacciatrice - , ha dimostrato come la biodiversità non registra rischi a causa della caccia. A conferma si può verificare come Oasi e aree sottratte alla caccia, siano a rischio biodiversità e in genere in decadimento. E' comprensibile che una persona che vive in città, che lavora, non abbia facilmente modo di verificare la diminuzione di specie o la scomparsa di altre, ma questo avviene quotidianamente e non a causa della caccia, ma a causa della distruzione degli habitat, dalle colture intensive, all'antropizzazione dell'ambiente, all'inquinamento".
"C'è poi una componente di gap culturale che ha un modo semplice ed efficacie per essere risolta: conoscendoci! Ecco il senso della nostra fortunata e gradita presenza ad una fiera che ha come tema l'ambiente, metterci la faccia, la disponibilità, la pazienza e farci conoscere per quello che siamo, persone che vivono dentro la natura 365 giorni all'anno, che la salvaguardano e la tutelano. La caccia oggi è questo, un quotidiano impegno, al di là del carniere, per mantenere quello che i nonni ci hanno lasciato e tramandarlo ai figli che verranno, che sapranno capire il valore di un animale abbattuto nel suo ambiente, rispetto al pollo del supermercato che tutti i giorni mangiamo. Parlare e confrontarci è segno di intelligenza, avere diverse opinioni fa parte della società, ma avere pregiudizi è un peccato".
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