Se c'è una cosa che ai cacciatori non si può imputare, checchè ne dicano i detrattori della caccia (e abbiamo visto anche a Siena che questi ultimi quando si tratta di argomentare le loro posizioni non riescono a farlo sul piano scientifico), è di costituire un pericolo per lo stato di salute delle specie venabili.
Per essere inattaccabili però occorre presentare dati aggiornati e attendibili, visto che l'ente nazionale proposto a questo scopo (Ispra), non riesce a farlo. E' su questo punto che secondo Lorenzo Carnacina, Vicepresidente Fidc nazionale, intervenuto venerdì scorso alla conferenza regionale della Fidc, bisogna insistere per "riprendersi la caccia, difendendola dalle distorte dinamiche politiche e da alcuni istituti consultivi, che spesso arrivano a stravolgere la realtà delle cose, spinti da un assurdo ostruzionismo anticaccia, con una indicazione e un’interpretazione di dati scientifici di parte".
Ma devono essere i cacciatori, per primi, a crederci: "per difendere la propria passione - dice il Vicepresidente di Federcaccia - devono munirsi di strumenti adeguati di conoscenza e di gestione. “Federcaccia oggi - ha continuato Carnacina - è l’unica associazione venatoria che ha costituito un database nazionale, uno strumento nel quale, in collaborazione con enti locali e istituti scientifici, potranno venire inseriti dati reali, di interesse faunistico venatorio (censimenti, abbattimenti, risultati di studi faunistici mirati, numero aggiornato di cacciatori soci di ATC e Riserve alpine ecc), con lo scopo di offrire un supporto tecnico, scientificamente valido da utilizzare per l’intero mondo che gravita attorno alla attività venatoria. Solo grazie ad una fortissima base scientifica - ha concluso Carnacina - l’attività venatoria del futuro può evolvere, ponendo in ulteriore evidenza il fondamentale ruolo che il cacciatore svolge nella tutela e nella gestione degli habitat e nella ‘sostenibilità’ del prelievo venatorio della fauna selvatica in essi contenuta”.