Anche sul codone non ci sono particolari motivi di apprensione sulla cacciabilità. Le tendenze demografiche della specie dimostrano una situazione confortante in Europa ed Africa. Così l'Ufficio avifauna migratoria Fidc, secondo cui la definizione Spec3 (stato di conservazione sfavorevole) per questa specie non risulta attendibile.
“La tendenza della popolazione svernante nell'Europa nord occidentale (stimata in 60 mila capi, con un leggero incremento tra il 1993 e il 2002) è considerata in declino, tuttavia – evidenzia Avifauna Migratoria nel suo dossier - l’analisi dei dati per sottozone mdimostra un decremento della popolazione svernante nell’est del Mediterraneo e un incremento sul lungo termine nella zona del centro Europa e dell’ovest del Mediterraneo”. Inoltre – continua l'analisi - la popolazione più numerosa dell’Africa equatoriale è fluttuante, ma non in declino”.
Anche le azioni decise dall'Ue sul codone non riguardano la situazione italiana, già restrittiva, che però alcune associazioni ambientaliste vorrebbero ulteriormente penalizzata. Il Piano di gestione internazionale sulla caccia prevede la cessazione in periodo primaverile e alla fine del periodo di nidificazione, ma il periodo di caccia previsto dalla legge 157/92 ottempera già a questo requisito. Inoltre l'Europa ha stabilito la necessità di ottenere dati riguardanti il numero di codoni abbattuti, cosa per cui il mondo della caccia sta lavorando, attraverso specifiche ricerche con dati diversificati per aree di prelievo. Per quanto riguarda l'Italia il trend della popolazione svernante ha andamento fluttuante con tendenza all’incremento (Ispra 2009).