Chissà se questa volta ce la faranno a far ripartire gli abbattimenti dei cervi nella foresta del Cansiglio. In Regione ci avevano provato già nel 2010, con un apposito piano che poi era stato sospeso, a seguito delle levate di scudi di animalisti ed escursionisti. Certo è che la situazione, in questo lasso di tempo, non è migliorata, anzi. L'ultima notizia da quel luogo è proprio di una razzia compiuta da un grosso branco di cervi (85 animali) che venerdì sorso hanno cercato di accedere alle riserve di foraggio di un allevatore.
La situazione l'ha spiegata l'assessore regionale all'Ambiente Franco Manzato, durante un incontro a Fregona con i sindaci dell'area demaniale, che hanno chiesto, per l'ennesima volta, di riattivare al più presto i contenimenti: “Nella sola Val Menera – ha spiegato Manzato - sono rientrati, dalla Pedemontana pordenonese, alcune centinaia di cervi, affamati dopo le lunghe settimane di innevamento. La Regione non può stare alla finestra”. “È evidente che dopo quanto è accaduto in Val Menera non possiamo lasciare soli gli allevatori a contrastare la furia dei cervi” ha rassicurato l'assessore, aggiungendo che “bisogna finalmente partire con la campagna di abbattimento, decisa a suo tempo dalla regione ed organizzata da Veneto Agricoltura”. L'intervento ipotizzato è massiccio: si parla della riduzione di 1200 cervi, 400 all'anno per tre anni.
Finora però nulla di certo, anche perchè in Regione il presidente Zaia lo scorso anno si era dichiarato contrario, proprio per il timore di ricorsi in Europa da parte degli animalisti. Manzato però ha trovato la via anche per appianare le riserve degli anticaccia: ha rassicurato che in ogni caso non saranno i cacciatori a sparare, ma le guardie venatorie provinciali. Che è un po' come ammettere, di fronte ai capricci di quei movimenti (che nel tempo hanno dimostrato di essere solo deleteri per il territorio, la difesa della biodiversità e anche per gli stessi cervi), che in fondo i cacciatori possano avere mire diverse da quella del ripristino degli equilibri naturali in quel luogo.
Non imponendosi la Regione dà ulteriore importanza a certe posizioni. Come se quel continuo contrastare le misure tecnico faunistiche supportate dal metodo scientifico, possa essere giustificato da chissà quali logiche. Altrove (fuori dall'Italia) tutto ciò nella migliore delle ipotesi risulterebbe incomprensibilmente folle.